Genova, Lega contro FI: “No affidare anziani ai finti profughi”

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“Non lasciamo in balia di presunti profughi i nostri anziani soli”.

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“Un grave errore, razzismo al contrario che toglie possibilità ai giovani genovesi disoccupati”:

La Lega protesta contro il bizzarro coinvolgimento dei richiedenti asilo (quindi clandestini nel 96% dei casi) nell’assistenza degli anziani, per il piano anti-caldo del Comune di Genova.

La denuncia arriva dalla capogruppo della Lega, in consiglio comunale, Lorella Fontana.

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La consigliera leghista Francesca Corso non fa sconti al sindaco di FI: “La Lega non ci sta”.

E interviene anche il vicepresidente della Regione, Sonia Viale, assessora alla Sanità e anche alla Sicurezza, invitando la giunta comunale a ripensarci: “Inopportuno coinvolgere i richiedenti asilo in attività di accompagnamento degli anziani dimessi dagli ospedali o degli anziani fragili che vivono soli. Per questo mi auguro che vi sia un ripensamento da parte della giunta comunale, ribadendo da parte di Regione la massima disponibilità e collaborazione, come avvenuto fino ad oggi, per aiutare gli anziani soli a casa, dimessi dall’ospedale o in condizioni di fragilità”.

“Riteniamo che dare una corsia preferenziale a richiedenti asilo, che quindi non hanno ancora ottenuto un riconoscimento di status di rifugiato, nel coinvolgimento attivo del piano anti caldo della Asl 3 genovese sia un grave errore, un atto di razzismo al contrario nei confronti dei tanti giovani e meno giovani genovesi, disoccupati, che potrebbero essere impiegati nell’assistenza dei nostri anziani durante la stagione estiva”, dice la capogruppo del Carroccio, Fontana. A lei si unisce, la collega in consiglio comunale Francesca Corso: “Non possiamo lasciare in balia di presunti profughi, i nostri anziani” – dice – finché non viene riconosciuto lo status di rifugiato e non c’è la conseguente identificazione, è un grosso rischio inserire persone di cui ignoriamo identità e fedina penale, in situazioni socialmente sensibili e delicate”.

La capogruppo Fontana argomenta: “Dare la possibilità ai nostri disoccupati e fasce deboli di essere coinvolti in percorsi di assistenza ad anziani e quindi dare un senso al proprio tempo potrebbe costituire un primo passo importante per ritornare a sentirsi vivi e parte integrante di una società da cui oggi si sentono esclusi”.