Sono arrivati nel porto commerciale di Augusta i 59 prelevati soccorsi la scorsa notte da una motovedetta della guardia costiera di Siracusa. Tutti uomini di nazionalità pakistana, si trovavano a bordo di una barca a vela di 18 metri intercettata ad 8 miglia a largo di Avola, costa sud di Siracusa.
Partiti probabilmente dalla Turchia.
Non è stato facile per i militari della capitaneria individuare il natante anche a causa delle avverse condizioni meteo. E non si capisce perché tanto impegno. In un’epoca normale, 59 uomini pakistani che vogliono sbarcare a casa tua, li affondi o, almeno, non ti impegni a ‘salvarli’: perché questa è una invasione.
Subito fermati gli scafisti, due uomini probabilmente di nazionalità russa (probabilmente etnia cecena), che si trovavano a bordo.
La barca a vela è stata trasferita nel porto di Marzamemi, a Pachino, da una motovedetta della guardia di finanza che ha partecipato alle operazioni.
Questi sono sbarchi residuali, rispetto a quelli a botte di centinaia al giorno dalla Libia. Quasi impossibili da eliminare, a meno di affondare i natanti: ma (ancora) non è possibile. L’opinione pubblica non è pronta.
Tanto per essere chiari: in Pakistan non c’è la guerra, in compenso c’è un programma nucleare e missilistico miliardario. E lo stupro è considerato alla stregua di una pacca sulle spalle. Lo sanno bene le bambine inglesi.
Un altro modo per azzerare anche questi sbarchi, è la decisione di Salvini di respingere le richieste di asilo che finora venivano accolte. Una volta che si spargerà la notizia, sceglieranno altri lidi.