«Io da milanese tifo per la mia città, a prescindere dal colore della maglietta del sindaco. Da milanese però ritengo che aprire sei moschee non sia una priorità per la mia città», così Salvini risponde all’eccitazione filoislamica di Sala.
L’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran ribatte: «Salvini non faccia demagogia, a Milano abbiamo ben chiaro che le nostre priorità sono creare posti di lavoro e riqualificare i quartieri popolari. Poi certo che a Milano è garantito il diritto di culto per tutti i credo come previsto dalla Costituzione, spero la pensi così anche il Ministro dell’Interno». Nessuno impedisce ai musulmani di pregare a casa loro, questo è il diritto di culto. Ma l’islam non è riconosciuto dallo Stato italiano, ergo, non vi è alcun diritto alle moschee. Tantomeno sei.
Poi è ovvio, il problema non sono le moschee: sono gli islamici.
Salvini è tornato anche sul tema del censimento della popolazione rom, contestato anche da sindaco e assessori dem milanesi. «Vi invito in pausa pranzo – ha provocato la platea del MiCo – a prendere il taxi e andare, possibilmente senza giacca e portafogli, nel campo rom di via Chiesa Rossa, nel Gratosoglio», una delle aree autorizzate dal Comune. Un campo dove «ad ogni blitz di polizia e carabinieri – accusa Salvini – vengono sequestrati gioielli, oro, armi, dove i bimbi non vengono mandati a scuola e le macchine non vengono assicurate. Io voglio solo che a quei bambini vengano venga garantito il diritto a un’esistenza tranquilla che io garantisco ai miei figli. Non voglio che si siano pezzi dello Stato italiano fuori controllo». Pezzi di extraterritorialità in Italia dove «si prende denaro dello Stato, non si lavora, non si mandano i figli a scuola. Non lo permetterò».
Qui dobbiamo importare il muslim ban varato da Donald Trump.
E’ un’idea che l’associazione culturale Partito Anti Islamizzazione potrebbe fare sua, forte dell’esempio USA:
https://www.partitoantiislamizzazione.it/