Musulmana rifiuta bus guidato da uomo, italiani devono pagarle bus privato con autista donna

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Il fatto è stato prima denunciato dai genitori di ragazzi disabili che improvvisamente non hanno più visto la ragazza musulmana salire sul pullman ma frequentare regolarmente le lezioni a scuola, poi fatto oggetto di un’interrogazione provinciale alla giunta.

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Vicenda scandalosa. Sperpero pubblico per assecondare il fanatismo di un manipolo di sessuofobi.

La Provincia autonoma di Trento, PD, ha messo e disposizione una donna autista e un bus privato a disposizione di una singola ragazza musulmana, perché secondo i genitori la figlia non può viaggiare, per motivi “religiosi”, sul pullman guidato da un autista uomo e insieme ad altri ragazzi e ragazze: infedeli.

In Trentino esiste un consorzio, il CTA – Consorzio Trentino Autonoleggiatori, a cui è stato assegnato dalla PAT il servizio scolastico ed in particolare quello per gli utenti con disabilità.

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Nel corso dell’anno una delle ditte associate al CTA – D’amico viaggi – sembra abbia dovuto assumere una persona in più, pagata dai contribuenti trentini, ad esclusiva disposizione dell’islamica.

Ora se ne sta occupando il consigliere provinciale Claudio Cia.

Il consigliere di Agire ha depositato presso gli uffici provinciali un’interrogazione per verificare se la segnalazione corrisponde al vero.

«Ancora una volta la PAT – se la cosa risultasse vera – attua delle politiche che generano sconcerto e rabbia e discriminazione nei confronti dei cittadini italiani esasperando gli animi».