Comandante Marina Libia: “Salvini fermi le Ong, sono taxi del mare”

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“Quando vedono le navi delle ong, i clandestini che abbiamo appena imbarcato si rituffano in mare, anche se non sanno nuotare; questa storia deve finire”: a parlare con l’agenzia ‘Dire’ è il colonnello Abu Ageila Abdul Bari, comandante delle motovedette della Guardia costiera libica.

I contatti con i trafficanti delle organizzazioni non governative avvengono di solito a circa 14-15 miglia dalla costa, nell’area “Search & Rescue” (Sar). In gergo: acque contigue, quelle di esclusiva responsabilità di ricerca libica.

Quindi le ong violano la legge.

“Le ong sono taxi del mare, che di fatto aiutano i migranti a raggiungere l’Europa” accusa l’ufficiale: “Complicano il nostro lavoro, che nonostante alcuni successi, resta difficile”. Con cinque unità, quattro italiane e una tedesca, la Guardia costiera di base a Tripoli intercetta i clandestini in mare e una volta a riva li consegna ai responsabili dei centri di detenzione. Per questo Salvini sta arrivando con altre 10 unità, per attuare un blocco navale nominalmente attuato dai libici, evitando implicazioni diplomatiche.

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“Ci serve aiuto per i rimpatri” dice Abdul Bari: “Questi giovani non possono restare in Libia, ma devono tornare a sud del Sahara, nei loro Paesi di origine, anche per spiegare ai loro connazionali che partire è un errore, che si sperperano soldi e che e’ pericoloso”. Perché partono i cadetti delle classi medie.

“La verità é che abbiamo pochi uomini, avremmo bisogno di più sostegno dall’Italia, ma ce la stiamo mettendo tutta”.

In un’intervista rilasciata al portale ‘Speciale Libia’, Abdul Bari aveva detto che la chiusura dei porti alle ong disposta dal governo di Lega e Movimento Cinque Stelle avrebbe ridotto “notevolmente” le partenze.

E così sta avvenendo. Ma deve essere bloccato, non ridotto. Per questo urge il blocco navale.