Dopo aver commesso un furto di vestiti un richiedente asilo ha rischiato di vedere revocata la propria richiesta di accoglienza. Ad evitare questo epilogo la decisione del Tar della Lombardia di annullare il provvedimento della prefettura di Monza.
Il fancazzista così rimarrà in hotel a spese dei contribuenti. E gli pagheremo anche l’avvocato.
Nella sentenza con la quale il tribunale ha reso inefficace la disposizione della prefettura si legge come motivazione il fatto che un “furto di merce di esiguo valore” non costituisce un comportamento a rischio “sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica”, né può “destabilizzare la convivenza all’interno” di un centro di accoglienza.
Ma infatti, cosa vuoi che sia un furto, del resto lo stiamo solo mantenendo da diversi anni in hotel!
Dopo la decisione della prefettura del giugno 2017, il profugo-ladro, rappresentato dal suo legale Francesco Moccia, aveva fatto ricorso davanti al Tar della Lombardia. L’uomo, arrivato in Italia nel 2015, mentre attendeva l’esito della sua richiesta di asilo politico, era stato ospitato in un centro di accoglienza e, successivamente, in una struttura temporanea, in Brianza.
Tre anni a scrocco e rubava. Quando lo beccano – chissà quante volte non lo hanno beccato – se la cava per il solito magistrato rosso.