Sabrina Zagaglioni è una ragazza di 29 anni. Rimasta vedova.
L’amore della sua vita e padre dei suoi figli l’ha lasciata, sconfitto da un male incurabile contro il quale ha cercato fino all’ultimo di combattere.
Manuel, questo il nome dell’uomo, non potrà nemmeno conoscere il suo ultimo figlio, perché Sabrina è anche incinta.
E se n’è andato – scrive il Giornale – col peso della grande sofferenza di non sapere cosa ne sarebbe stato della sua compagna, del suo piccolo in arrivo e degli altri figli, di 6 e 3 anni, l’ultimo dei quali affetto da una grave forma di autismo. Tutto questo perché, proprio a causa di quel tumore, Manuel era stato costretto ad abbandonare il posto di lavoro; il nucleo familiare si è quindi ritrovato in una condizione di difficoltà estrema, senza più la possibilità di pagare l’affitto della casa in cui viveva.
Ed ecco che arriva per Sabrina lo sfratto esecutivo, e l’incubo di trovarsi in mezzo ad una strada a crescere i suoi due bambini più il neonato in arrivo. “Sono tornata in Comune a chiedere una casa”, racconta la giovane al messaggero, “ma non mi danno speranze. Dicono che prima del ballottaggio non si può prendere alcuna decisione”.
Per ora è la cognata Alessandra ad ospitarla ed a darle una sistemazione, tuttavia la donna ha già 5 figli e si trova a vivere in un’abitazione che di certo non permette di ospitare 10 persone. “Non la butterò di certo in mezzo ad una strada, ma questa sistemazione può essere solo provvisoria se uno ha a cuore la dignità delle persone”, ha raccontato la donna.
Sabrina aveva già fatto richiesta per ottenere l’assegnazione di una casa popolare, già nel 2017: “Ero disperata, con due bambini a carico e il terzo in arrivo. Mi avevano assicurato che con i miei 10 punti mi spettava, poi però le cose sono cambiate. Mi sono sentita dire che ci sono famiglie con molti più figli a carico e che devo aspettare il mio turno”.
È una donna forte, Sabrina, determinata a combattere per dare una casa ai suoi figli, come aveva promesso anche al compagno, prima che il male lo portasse via da lei: “Una casa me la devono dare. A Manuel ho promesso che i nostri figli avrebbero avuto una sistemazione dignitosa e per non deluderlo sono disposta a tutto”.
Tuttavia la lotta con la burocrazia di questo Paese è davvero dura. “I servizi sociali mi hanno detto che non si può fare nulla, perché prima devono sistemare chi ha più punti di me. Eppure so con certezza che ci sono tante case popolari vuote. Una, ristrutturata, è sfitta da tre anni e sta accanto a casa di mia madre. Sono stata rimproverata per non aver inserito la circostanza che uno dei miei figli è affetto da autismo ma ho spiegato che l’esito degli accertamenti è più recente rispetto alla presentazione della domanda per la casa popolare. Sono disperata, vorrei vedere cosa farebbero queste persone se si trovassero nelle mie condizioni”.
Noi sappiamo, vero, quali famiglie hanno più di tre figli. Poi ci si meraviglia della denatalità, quando le case le danno agli altri, perché ci colonizzino meglio.
A Terni, comune in dissesto finanziario, inutile dirlo, governava il PD. Tra una settimana c’è il ballottaggio, il PD nemmeno c’è arrivato dopo il commissariamento, si sfidano Lega e M5s (appoggiato da un parte del PD).