Niente arresti per lo spacciatore marocchino: deve celebrare Ramadan

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Il tribunale di Perugia applica la Sharia e accoglie la bizzarra istanza di uno spacciatore marocchino.

Il venditore di morte, sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Assisi con divieto di uscire da casa nelle ore notturne, potrà farlo per recarsi nella moschea (abusiva) di Bastia per la preghiera serale fino alla fine del Ramadan.

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Il provvedimento del giudice di via XIV Settembre, che viola la laicità dello Stato in nome di una religione che, tra l’altro, non è neanche riconosciuta dalla Repubblica, durerà fino al 14 giugno.

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La richiesta di poter uscire era stata avanzata dal 37enne spacciatore attraverso l’avvocato Daniela Paccoi la quale aveva specificato che il suo cliente, di religione islamica, a causa delle restrizioni cui era sottoposto, non si poteva recare in moschea per recitare le preghiere. Poverino, poteva pensarci prima di spacciare.

Ma il giudice filo-islamico lo ha autorizzato a partecipare alla preghiera notturna, chiamata ‘Taraweeh’, nel centro di culto di Bastia Umbra, dalle 22 a mezzanotte, fino al 14 giugno, quindi per tutta la durata del Ramadan.

In questo modo si viola l’uguaglianza dei cittadini (lui nemmeno lo è, tra l’altro) davanti alla legge, asserendo, di fatto, che gli islamici sono più uguali degli altri.