Corriere pubblica mail privata Savona contro il Colle: “Il popolo si è ribellato”

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“Il mio silenzio sdegnoso li offende più di una risposta”. La mail di Paolo Savona, privata ma pubblicata dal Corriere della Sera, porta la data del 23 maggio.

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L’email è arrivata ieri, allegata a quella di un amico che rivolgeva al Corriere critiche al limite dell’insulto. È datata 23 maggio, e reca l’indirizzo di posta elettronica del professor Paolo Savona, candidato al ministero dell’Economia per conto della Lega. In risposta agli encomi sinceri e sperticati del suo interlocutore, il professore scrive: «Il mio silenzio sdegnoso li offende più di una risposta. Mattarella non ha capito che ormai il popolo si è ribellato e deve dare una risposta…». È la conferma di un’irritazione profonda e covata a lungo nei confronti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; e di una netta scelta di campo dell’economista, come è nel suo carattere. Savona non gli perdona di avere bocciato l’indicazione ultimativa di Salvini a suo favore, per l’ostilità dichiarata e storica alla moneta unica europea, alla Bce di Mario Draghi, al Trattato di Maastricht. Anche se il 27 maggio scorso, quattro giorni dopo, l’economista ha rotto lo «sdegnoso silenzio» e ha diramato un lungo comunicato che partiva dalla «scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell’euro…». E il giorno successivo ha aggiunto di avere «subito un grave torto dalla massima istituzione del Paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall’euro».

Il problema è che a ospitare le sue parole è stato il sito «scenarieconomici.it», che descrive «il mondo visto da un’altra angolazione», come recita il sottotitolo: un’angolazione che osserva l’euro e i vincoli finanziari sottoscritti dall’Italia con l’Ue come una sciagura. Da quel pulpito digitale, Savona aveva già scritto una lettera al capo dello Stato il 22 agosto del 2015 intimandogli: «No a cessioni di sovranità»: un attacco insieme a Mattarella, alla Bce di Draghi e alla Germania. Ma soprattutto, poche settimane dopo, il 5 ottobre del 2015, aveva annunciato ai «carissimi amici di Scenari economici» «IL PIANO B PER L’ITALIA» completo in «80 tavole»: una «Guida pratica all’uscita dall’euro», presentato due giorni prima in un convegno. Accanto al disegno di una moneta da 1 euro spezzata, si parlava dei «drammatici effetti per l’Italia negli ultimi 16 anni per avere adottato l’Euro». E basandosi su un rapporto della multinazionale giapponese di servizi finanziari Nomura e dell’economista britannico Roger Bootle, con modifiche «per adattare il Piano B al nostro Paese», si spiegava come lasciare la moneta unica europea con un blitz. Si consigliava «segretezza e non divulgazione» del Piano B per evitare fughe di capitali in previsione di una svalutazione tra il 15 e il 25 per cento; di un calo dei titoli in Borsa; di crescita dello spread; di «grandi e rapidi ritiri dalle banche del Paese, con possibili crisi bancarie»; e di «rischio di speculazione e contromisure da altri Paesi dell’Unione Monetaria».

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Insomma, uno scenario da incubo, che secondo il professore poteva essere attutito con una procedura segreta, affidata a pochi funzionari-chiave delegati a preparare l’uscita in un mese; a comunicarla agli alleati della zona euro e alle organizzazioni monetarie internazionali di venerdì, a Borse chiuse; per poi reintrodurre la Lira dal lunedì successivo. Senza escludere un default e una riduzione unilaterale del debito italiano per i nostri creditori. Ieri, il leader del Carroccio ha confermato che, se Mattarella non accetterà la lista di ministri da lui indicata, dunque con Savona dentro e l’aggiunta di Giorgia Meloni, l’unica strada sono le elezioni. Dal Movimento 5 Stelle, alleato contrattuale della Lega, è arrivata qualche voce che chiede come mai l’economista non faccia un passo indietro. E Luigi Di Maio propone per lui un ministero diverso. Si vedrà. Ma ormai, Savona è diventato la bandiera con la quale Salvini vuole dimostrare di avere in mano le chiavi della legislatura, pur contando per ora sul 17 per cento dei voti. Le posizioni del professore sull’euro sembrano non preoccupare più di tanto una Lega col vento elettorale in poppa. Eppure, sarebbe singolare se gli altri non le analizzassero anche sullo sfondo delle simulazioni contenute nel «piano B». Le rassicurazioni, da sole, non possono cancellare l’eco lontana ma molto rumorosa di quella «guida pratica».

Poi parlano di privacy e pubblicano mail private. Con l’unico scopo di far saltare il governo populista. Del resto il Corriere è il giornale della Sinarchia.

Questo detto: l’euro è una sciagura e il popolo si è ribellato.