“Sarà una scelta del ct, Roberto Mancini. Potrebbe essere un’idea, però è giusto che sia una scelta dell’allenatore perché comunque deve avere una simbologia anche tecnica non solo sociale”.
Il direttore generale della Figc, tal Michele Uva, anche lui abusivo come il governo politico, commenta l’ipotesi di un Mario Balotelli capitano azzurro, intervenendo a ‘Tutti convocati’ su Radio 24.
Gettano la maschera. In quel “anche tecnica”, c’è tutto il significato di una scelta che è solo propagandistica.
Infatti: “Potremmo avere forse per la prima volta due atleti di colore con la fascia di capitano dell’Italia (Nazionale maggiore e Nazionale femminile ndr) – sottolinea ancora Uva -. Per me è talmente normale che quasi non ho parole su questo argomento perché dico… che cosa vi dico, poi purtroppo i balordi esistono. Il calcio è anche un attrattore dei mali del Paese però probabilmente abbiamo anche la responsabilità di far sentire queste cose come fattori normali di un Paese normale”.
No, non è normale avere un capitano dell’Italia che non è italiano. E i balordi non sono coloro che dicono la verità, semmai chi la nega per mere motivazioni politiche. Balordo è chi usa lo sport per guadagni personali e costruire piscine a spese dei contribuenti come il suo capo.
Vogliono ridurci così:
E non è razzismo dire che gli italiani sono bianchi e i ghanesi sono neri. E’ l’ordine naturale delle cose. Il disprezzo è in chi vuole definire tutti ‘italiani’ perché considera gli altri ‘inferiori’ anche se non lo ammetterà mai.
Del resto, in epoca di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
Mario Barwuah detto Balotelli non è un calciatore, è una grande opera di propaganda mediatica per instillare nei bambini l’idea che esistano neri italiani. Oggi il suo organo di informazione, la Gazzetta, ci ha anche comunicato di come abbia scritto – parola grossa – un libro, nel quale denuncia come sia stato vittima di razzismo.
E’ tipico dei neri prendersela sempre con il razzismo dei bianchi per le proprie mancanze e fallimenti. Questo è stato abbandonato dai genitori ghanesi e adottato da una coppia di xenofili italiani, lo pagano milioni per essenzialmente non fare nulla di utile, e lui si dice vittima di ‘razzismo’. Un’altra cosa tipica dei neri adottati o dei mulatti è disprezzare la propria componente bianca, quasi in una sorta di odio per chi dimostra loro l’inadeguatezza della propria parte nera.
Ma al di là di questo: non è italiano. Lo sa anche lui. Lo sanno tutti. E il fatto che sia detestabile e scarso non c’entra nulla. Ci sono africani amabili e tecnicamente forti, ma rimangono, e devono esserne orgogliosi, africani.
Invece il potere e i suoi servi nei media vogliono usare lo sport per imporvi la società multietnica. E la scomparsa delle differenze. Il genocidio dei popoli europei passa anche da qui.