Magistrati rossi vogliono processare Salvini, attacco alla democrazia

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Dopo due solleciti da parte della procura di Torino, ancora non è arrivato dal ministro della Giustizia il via libera per procedere con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del leader della Lega e del prossimo governo populista Matteo Salvini.

Salvini è indagato per il reato d’opinione di “vilipendio dell’organo giudiziario” per aver usato l’espressione “magistratura schifezza” il 14 febbraio 2016, quando era europarlamentare, durante un intervento al congresso del Carroccio che si teneva a Collegno, alle porte di Torino, commentando l’ennesima scarcerazione di uno stupratore.

I magistrati rossi vogliono processare un rappresentante del popolo per l’opinione politica espressa durante lo svolgimento delle sue funzioni.

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Per questo reato d’opinione, l’articolo 290 del codice penale, richiede l’autorizzazione a procedere da parte del ministro e il procuratore Armando Spataro, che da esponente di Magistratura Democratica, il partito dei magistrati rossi, ha seguito personalmente il fascicolo, sarebbe pronto a inviare un terzo sollecito al Guardasigilli. Prima che sia troppo tardi e lì sieda un leghista.

Per accertare le responsabilità di Salvini – pensate in quali idiozie perdono tempo invece di indagare, ad esempio, la Appendino che viola la legge registrando i ‘figli’ comprati all’estero – erano state analizzate le immagini girate dalle telecamere al congresso

Quando seppe che la procura di Torino si stava muovendo con un’inchiesta sulle sue parole, rispose con una nota: “Come ovvio, e per fortuna, ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro: penso a chi è in prima linea contro mafia, camorra e ’ndrangheta. Purtroppo è anche vero che ci sono giudici che lavorano molto di meno, che fanno politica, che indagano a senso unico e che rilasciano in 24 ore pericolosi delinquenti. Finché la magistratura italiana non farà pulizia e chiarezza al suo interno, l’Italia non sarà mai un Paese normale”.

Salvini, è tempo di tagliare le unghie ai magistrati rossi, abolendo i reati d’opinione: dalla Legge Mancino in giù. E per tutti, non solo per i politici.