Dal Giornale:
Una presa di posizione chiara, netta ed inequivocabile sulla politica estera. Sergio Mattarella non solo la chiede, ma la pretende.
Vuole che Salvini si esponga in prima persona, confermando senza esitazioni la collocazione dell’Italia nell’Alleanza atlantica e al fianco degli Stati Uniti. Una dichiarazione che rassicuri non solo Washington, ma anche le cancellerie europee in agitazione ormai da giorni (l’ambasciatore francese Christian Masset pare sia tra i più preoccupati).
D’altra parte, prima da vicepremier e poi da ministro della Difesa fu proprio Mattarella a seguire l’intervento italiano nella missione militare della Nato in Kosovo.Così, nello scenario attuale e con l’alta tensione tra Usa e Russia all’orizzonte, è nelle cose che il Colle chieda garanzie.
Il tweet di Salvini contro l’intervento americano in Siria, infatti, non è passato affatto inosservato a Washington. Così non è un caso che proprio ieri Guglielmo Picchi abbia provato ad aggiustare il tiro. «Non abbiamo dubbi, siamo nell’Alleanza atlantica senza se e senza ma», ha spiegato il deputato della Lega e consigliere per la politica estera di Salvini, che ha pure tessuto le lodi di Donald Trump e di Israele. Insomma, un prima manovra di assestamento che al Quirinale hanno sì apprezzato ma che non ritengono sufficiente. Sul Colle, infatti, si attende una parola chiara da Salvini in persona.
È per tutto queste ragioni che nelle ultime ore il Quirinale sta giocando di sponda con Di Maio per contenere la Lega. Certo, il fatto che qualche anno fa Salvini abbia accusato Mattarella di essere un «venduto» arrivando persino a dubitare del fatto che fosse «sobrio», non ha aiutato a creare tra i due un buon rapporto. Ma la distanza è tutta politica, non certo personale. Distanza siderale se pare che il Colle – questo raccontano sia fonti del M5s che del Carroccio – avrebbe posto un veto su tutte quelle poltrone dove passano i dossier chiave della politica estera. E quindi non solo la casella di premier e vicepremier, ma anche quella di ministro degli Esteri e della Difesa, tutti snodi nevralgici se si arrivasse ad una crisi nei rapporti tra Stati Uniti e Russia. A preoccupare, infatti, sono soprattutto le posizioni filo Putin e il rapporto con Mosca. Qualche spiraglio, invece, si sarebbe aperto per la casella di sottosegretario alla presidenza (con forti dubbi per l’eventuale delega sui servizi). Nessun problema, invece, per la poltrona di ministro dell’Economia (sempre che ci vada Giancarlo Giorgetti) e dell’Interno.
Non dubitiamo che Mattarella veda con irritazione (eufemismo) un governo Salvini o comunque un governo nel quale Salvini è l’azionista di maggioranza. Il motivo è semplice: sarebbe un governo con il quale l’Italia inizia a riprendersi la sovranità.
Ma non ha alcun potere per contrastarlo. E’ vero che il PdR nomina il premier e i ministri, ma è una formula rituale, a maggior ragione in caso di maggioranza netta.
La realtà è che Mattarella, il Vaticano e tutti quei poteri di garanzia (garanti della perdita di sovranità) non sono mai stati così deboli come nel caso di formazione di un governo Lega-M5s. E per questo sono nervosi.
E per questo i giornali di colui che doveva essere la badante di Salvini e che, invece, è rimasto col cerino in mano (per volere degli elettori) sono nervosi e scrivono articoli basati sul nulla.
Se anche Mattarella volesse, non potrebbe mai impedire la nascita di un governo e la sua formazione secondo i desideri dei partiti che lo compongono. Potrebbe provarci, e farebbe una brutta fine.
E questo senza contare che Mattarella è stato nominato da un Parlamento incostituzionale da una maggioranza artificiale che, se mai è esistita, oggi non esiste più.
Lega e M5s hanno un’occasione e una responsabilità storica: per la prima volta c’è un governo che può riprendere in mano i destini dell’Italia. E’ dal dopoguerra che non nasce un governo senza ‘garanti’.
L’Italia non è la succursale di Washington o di Berlino. Abbiamo troppa Storia, troppa Cultura, e abbiamo avuto troppi morti per difenderle perché questo sia tollerabile.