Bomba finti profughi, migliaia saranno clandestini, Caritas: “Regolarizzarli tutti”

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In Trentino, come nel resto d’Italia, sta per scoppiare la bomba: decine di migliaia di finti profughi si vedranno dopo anni in hotel negare lo status di rifugiato. Cosa già ovvia fin da quando sono andati a prenderli in Libia, visto che la Siria non è in Africa e loro arrivano tutti da Nigeria, Senegal et similia. Ma servivano a regalare soldi alle coop del Pd e del Vaticano.

Centinaia di richiedenti asilo ospitati in Alto Adige si vedranno rifiutare la richiesta di protezione internazionale. La stima è di circa 800 persone con diniego sulle 1.626 presenti. A quel punto saranno «invisibili»: senza documenti, fuori dai centri di accoglienza, che non li potranno più assistere. In base alla legge dovranno essere espulsi.

In assenza di risposte, il presidente provinciale Arno Kompatscher ha chiesto di discuterne giovedì a Roma durante la seduta della Conferenza delle Regioni. Il sindaco Renzo Caramaschi ha chiesto la convocazione di un vertice al Commissariato del governo. Tutti i protagonisti parlano di una «bomba a orologeria». Divergono le soluzioni proposte. Mentre Kompatscher e Caramaschi ritengono inevitabili le procedure di rimpatrio, la Caritas, attraverso il direttore Paolo Valente, spingono per «una riforma di tutto il sistema, prevedendo forme di protezione umanitaria per chi non ha ricevuto lo status di rifugiato e ha dimostrato di essere in grado di integrarsi».

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Questi finti preti sono parassiti. Esigono carne fresca. E nonostante questi finti profughi pestino a sangue agenti sui treni, spaccino e violentino ragazzine, vogliono regolarizzarli anche se clandestini: perché questo sono e lo si sapeva dall’inizio.

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Caramaschi si schiera con Kompatscher: «È gravissimo che a livello statale non si sia ancora deciso come affrontare questa bomba a orologeria. Quando tra qualche mese ci saranno decine e decine di richiedenti asilo con domanda respinta, i Comuni non potranno affittare aerei o navi per riportarli a casa, ma saremo noi sindaci a dovere gestire la presenza di queste persone senza documenti sulla strada, a quel punto facile preda della criminalità. Bene ha fatto Kompatscher a chiedere a Roma di rimboccarsi le maniche, siamo già terribilmente in ritardo». Il tema verrà affrontato oggi in giunta comunale. Così Caramaschi: «Alcuni immigrati con diniego ci sono già e li ospitiamo nella struttura per l’emergenza freddo ai Piani. Fanno parte del gruppo di 110 persone per le quali abbiamo deciso di prorogare l’apertura fino alla fine di maggio, con i costi che ciò comporta, tra l’altro. Dopo maggio cosa dobbiamo fare? Ne parleremo in giunta e ho chiesto un vertice su questo tema in Commissariato del governo. Con la struttura chiusa queste persone andranno in altre città o staranno sotto i ponti? Non è una decisione che possiamo prendere da soli. È materia dello Stato. Per i rimpatri servirà molto tempo, ma se non iniziano nemmeno….».

La Caritas: «Da due anni la Caritas pone il tema della gestione dei dinieghi in ogni incontro provinciale, nazionale ed europeo. Nessuna risposta. Sui numeri non sono pessimista, credo che difficilmente in Alto Adige si fermeranno 800 persone. Molti si sposteranno. Ma dove? Dove verranno assoldati dalla criminalità e dal lavoro nero. Non è pensabile che a livello statale non si affronti una simile emergenza, che per noi è anche umanitaria. Non credo che i rimpatri forzati siano la soluzione, spingiamo per la regolarizzazione mirata».

Noi, invece, spingiamo perché voi vi leviate dai cosiddetti insieme ai vostri ospiti. Tanto si sa, come disse quell’attore: avete le chiappe chiacchierate.

Ci vuole un governo. Un governo che attui un piano di rimpatri forzati: 600 mila clandestini in aereo verso l’Africa.