Ondata stupri etnici in Francia: donne bianche cacciate per strada

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Secondo le statistiche della polizia francese, nell’esagono dilagano le violenze sessuali, con un triste record detenuto da Parigi, che ha valori percentuali due volte superiore a quelli nazionali, con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2017 del 29%. Non è un caso che la regione di Parigi sia quella con la più alta percentuale di immigrati e di ‘nuovi francesi’.

L’incremento a livello nazionale è stato del 15,4%. Nel 1972, quando ancora la Francia era un Paese totalmente bianco, si registravano appena 1400 denunce per stupro, nel 2014 erano invece 12.000. E’ l’integrazione. Ma si stima che ogni anno, in media, 84.000 donne siano vittime di stupri o tentativi di stupro in Francia, anche se solo il 10% di loro sporge denuncia.

In Francia, come sappiamo, non esistono statistiche etniche o razziali, proprio per impedire che la popolazione venga a conoscenza della realtà di quello che accade. Ma basta analizzare i quartieri dove avvengono i reati per spogliare il Re.

“Tutti i professionisti della sicurezza”, si legge su Le Figaro, “sono concordi nel dire che la violenza tende a “banalizzarsi” particolarmente in certi quartieri in cui lo status della donna resta un soggetto spinoso. Già tempo fa, per esempio, gli esperti della Sicurezza pubblica avevano allertato sull’aumento degli stupri, delle molestie e di altre aggressioni sessuali nel dipartimento di Seine-Saint-Denis”. Si tratta della regione a nord di Parigi che è anche il dipartimento della Francia metropolitana con la più forte proporzione di immigrati. Qui il 64,9% dei nati nel 2011 ha almeno un genitore nato all’estero. Sommati ai ‘nuovi’ francesi, si raggiungono livelli di quasi il 90 per cento. Con il 70 per cento africano:

GRANDE SOSTITUZIONE: A PARIGI 73% NEONATI E’ AFRICANO E IN GERMANIA…

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E in Francia sono state applicate tutte le scelte e le politiche che i politici e i media ‘moderati’ vorrebbero applicare oggi in Italia: primo tra tutti lo ius soli. Che, evidentemente, non integra, ma rende però impossibile cacciare via i criminali.

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Nel 2016, l’Observatoire national de la délinquance et des réponses pénales, esaminando tutti gli stupri commessi a Parigi tra il 2013 e il 2014, spiegava che il 52% degli stupratori erano di nazionalità straniera (cosa che, dati i divieti transalpini di statistiche su base etnica, dovrebbe probabilmente riguardare solo le persone con passaporto straniero, senza contare i naturalizzati). Il contesto generale è quello che fu svelato nel dicembre 2016 dalla tv France 2, quando un servizio mostrò l’ostilità del sobborgo parigino di Sevran alla vista di donne che giravano libere per il quartiere. C’è un pezzo di Francia in cui questo non è più possibile. E per quelle che si ostinano a voler girare non accompagnate e non velate, a mantenere, insomma, uno stile di vita europeo in una terra ancora formalmente in questo continente, la punizione può essere feroce. In un’intervista, Marie S., donna portoghese che è stata sposata a un francese di origini algerine e che si è fatta conoscere con il pamphlet polemico Sposata con un musulmano, ha spiegato: “I ragazzi delle banlieue sono sottoposti all’influenza della pornografia e del puritanismo musulmano che idolatra la verginità delle donne fino al matrimonio. Le donne che “lo fanno”, invece, ovvero tutte le “galliche”, sono per loro delle puttane”.

Una mentalità che si fa strada: i rapper delle banlieue, per esempio, esprimono una sottocultura in cui odio per la Francia e allusioni allo stupro sono ricorrenti: se Sniper cantava “La Francia è una cagna”, auspicava “arabi e neri al potere all’Eliseo” e minacciava “Francia ai francesi, finché sarò lì sarà impossibile”, il gruppo Zep (Zone d’expression populaire) è finito in tribunale per un brano intitolato “Fotti la Francia”. Un’espressione (“niquer la France”) che è tornata anche in casi di cronaca, come quello, agghiacciante, avvenuto il 30 marzo 2014, quando una diciottenne, all’una di notte, fu bloccata fuori dalla stazione di Evry-Courcouronnes e poi violentata, derubata e pestata a sangue da un gruppetto di giovanissimi turchi (il leader, condannato a 30 anni di reclusione, aveva appena 17 anni all’epoca dei fatti). Catturati e sbattuti in cella, gli stupratori si erano lasciati andare a frasi come “quando uscirò, fotterò la Francia”, ammettendo di essersela presa con la ragazza “perché era una francese, noi non amiamo le francesi, sono tutte puttane”.

Si chiamano stupri etnici. In Inghilterra sono protagonisti i pakistani. In Francia gli afroislamici. Le vittime siamo sempre noi.