A lanciare l’allarme è il pediatra pratese Enrico Davalli che denuncia come l’età dello spaccio si sia preoccupantemente abbassata: «Racconto quanto accaduto venerdì 4 maggio nel tardo pomeriggio: sto effettuando le visite ai miei piccoli pazienti; ho un appuntamento per il controllo dei 13 anni ad un ragazzino. Entra la mamma col bambino, sconvolta. Mi dice che lei era uscita dal lavoro e aspettava davanti al mio studio il bambino che, accompagnato dal nonno percorreva i 100 metri che separano l’ambulatorio dalla Stazione del Serraglio. Il ragazzino le aveva riferito nell’attesa della visita, spaventato, che era stato avvicinato da un uomo che gli aveva offerto hashish», racconta Davalli da anni impegnato nel rilancio della zona di via Magnolfi e del Serraglio.
«Sono rimasto incredulo al racconto che dà la misura del fenomeno che affligge in tutta la sua gravità la nostra città e soprattutto la zona del Serraglio. Siamo di fronte a criminali organizzati, non a piccoli delinquentelli insignificanti disposti a offrire droga ai ragazzini», prosegue il pediatra puntando il dito su un fenomeno che sta assumendo contorni a dir poco preoccupanti. «Sempre più frequentemente mi capita di assistere a scambio di droga con protagonisti adolescenti. È un via vai continuo tutti i giorni della settimana, in particolare nel week end, tra piazza Duomo, il Serraglio, via Magnolfi, via Cironi, piazza Lippi». E c’è di più: «Nel fine settimana Largo Carducci è diventato punto di riferimento e di ritrovo dei giovanissimi pratesi. Centinaia di ragazzini sostano fuori dai locali e in mezzo a loro si vedono questi personaggi che spacciano fumo e altro. Nel contempo i residenti si lamentano per risse, malori e deiezioni all’aria aperta. Credo sia il tempo di dare una risposta pronta efficace e forte da parte di tutte le istituzioni di fronte ad un pericolo così grave che stanno correndo le nuove generazioni della nostra città. La mia coscienza di medico e di cittadino chiede seria attenzione», chiude Davalli.
Sono i migranti sbarcati dai barconi che integrano lo stipendio da profugo. Non lo dice il giornale locale, ma tutti lo sanno.