Il «ladro delle 16» che terrorizza le commesse: africano con la licenza di rubare

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Lo chiamano il “ladro delle 16“. Perché si presenta sempre alla stessa ora, per razziare i negozi del centro di Bolzano. Il giovane marocchino è un “lavoratore” talmente assiduo che è facilissimo incontrarlo sotto i portici mentre, con l’aria stralunata, passa davanti alle vetrine e valuta con attenzione in quale negozio entrare. È accaduto anche al giornalista e al fotografo che ieri pomeriggio, proprio nel centro storico cittadino, stavano raccogliendo le testimonianze dei negozianti esasperati.

E potrebbe capitare anche alle forze dell’ordine, se solo se ne occupassero.

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«Così non è possibile andare avanti – denuncia Luca Roman del negozio “Scout” di via Bottai – perché, ormai da settimane, quasi tutti i giorni attorno alle 16, quel ragazzo entra qui dentro, afferra qualche capo d’abbigliamento e se ne va, come se nulla fosse».
«Tutti i giorni la stessa storia – prosegue il commerciante – e ogni volta commesse e commessi si trovano faccia a faccia con questo energumeno. Una situazione intollerabile perché, al di là dell’entità dei furti e dell’impossibilità di poter svolgere il proprio lavoro con serenità, mette a rischio l’incolumità del personale e della clientela. Oltre a quello di Bolzano, gestisco sei punti vendita della catena “Scout” a Trento, Pergine, Rovereto, Carpi, Mantova e Modena e altri due negozi, ma devo dire che in nessuno di questi mi sono venuto a trovare in una situazione simile. Capisco il taccheggio, che è una piaga con cui noi negozianti dobbiamo fare i conti, ma qui si va ben oltre e spero davvero che qualcuno trovi una soluzione. Anche perché sembra davvero che le forze dell’ordine abbiano le mani legate – conclude Roman – visto che ogni volta intervengono, lo rintracciano, lo fermano, recuperano la merce rubata e ce la restituiscono. Sappiamo che il giovane viene portato via e denunciato, ma poco dopo è ancora qui».

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Da Footlocker, ad esempio, a pochi decine di metri di distanza da Scout, il giovane marocchino è entrato diverse volte, rubando – udite, udite – solo scarpe sinistre, quelle in mostra sugli espositori: «Un giorno – spiega uno dei ragazzi con la casacca righe – il negozio era affollato e mi sono accorto che dagli espositori mancavano parecchie scarpe. Ho chiesto ad un collega spiegazione perché mi sembrava davvero strano che fossero state vendute. A rivelarmi cosa fosse successo è stato un cliente che aveva osservato il giovane nordafricano infilarsi nel giubbotto sette scarpe sinistre. L’ho subito inseguito e ho recuperato il maltolto».

Reazione più complicata se la commessa è donna, ovviamente. Così, in un altro negozio sotto i portici, il giovane migrante non s’è limitato a rubare – anche in questo la visita è quotidiana e la merce viene raccolta a caso – ma ha cercato di aggredire la commessa che aveva osato intervenire per impedire il furto. E da allora, in quel negozio, il clima è comprensibilmente teso. Anche perché, non contento, non di rado il giovane magrebino passa, s’affaccia all’entrata e ricopre di improperi e minacce chi sta lavorando.