Bandiere titine a Trieste: “Come quelle naziste ad Auschwitz”

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Il capogruppo della Lega in consiglio comunale Paolo Polidori attacca gli omaggi al regime titino nel corteo del primo maggio a Trieste. L’esponente della Lega ha trasmesso una diretta su Facebook da Via Fabio Severo che «è stata la via d’accesso dei titini del nono corpus, proprio il giorno del primo maggio del 1945. Doveva essere un giorno funesto per Trieste, questo è uno dei motivi per cui non riesco ad essere soddisfatto e pienamente consapevole di questa celebrazione della festa del lavoro».

«È comunque una data infausta per la nostra città, e vedere nei cortei altre bandiere con la stella rossa e altri berretti del corpus titino, che ha causato morte e devastazione, mi addolora. Ricordiamoci che oggi è la festa del lavoro, invece per l’ennesima volta queste persone umiliano quella che dovrebbe essere una festa di tutti, rendendola una festa di parte, di una cosiddetta “Liberazione”, che non fu tale».

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«Ho fatto delle foto e ho visto che non sono in tanti, per lo più persone con dentro una rabbia e una frustrazione da sfogare. Purtroppo in questo modo umiliano la nostra città, che per quei famosi 40 giorni ha subito le violenze indicibili degli infoibatori titini che volevano fare di Trieste una città jugoslava, dove gli italiani erano soltanto fascisti. Io preferirò festeggiare il 9 giugno, giorno in cui il totalitarismo titino ha abbandonato Trieste, liberandola dalla vergogna comunista».

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Anche il vicario del vescovo, don Ettore Malnati, ha condannato con un tweet: «Le bandiere titine a Trieste sono come la presenza di bandiere naziste a Auschwitz. Richiamano le foibe e il terrore dei quaranta giorni titini della Città Giuliana. Sono state presenti nella sfilata de 1 maggio. Come è possibile… Viltà o revisionismo?», è quanto il religioso ha scritto su Twitter.

E attacca il rappresentante di Fdi: «Non è che mi sconvolgo per chi sventola vessilli titini a Trieste perché come mi diceva papà: “Claudio, ricordite: el m**a no xe l’eccezion, xe la regola!”. Quello che mi indigna di più sono i sindacati che ospitano e legittimano sta gente nel loro corteo». Così dichiara il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Claudio Giacomelli commentando il corteo della Festa dei lavoratori. «Loro non sono “m**a”, – conclude Giacomelli -. Sono complici ormai sistematici. Senza nemmeno il coraggio di dire che a loro quelle bandiere evidentemente non dispiacciono».