Milano: dove i radical chic giocano al profugo gay – VIDEO

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La tuta in stile Guantánamo. Un cappuccio nero in testa e “da adesso siete nelle nostre mani”. Veniamo sballottati al buio col rumore del mare in sottofondo.

Siamo profughi, sono un profugo. Navighiamo (per finta) per raggiungere le frontiere di una fantomatica Federazione Europa. Mi chiamo Arim, o almeno questo è il ruolo che mi è stato assegnato in questa assurda “live experience” in cui si gioca a fare il migrante.

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Siamo al centro sociale all’ex macello a Sud di Milano, occupato dal collettivo Macao e trasformato per un giorno in una finta frontiera occidentale. È sabato pomeriggio, quattro giorni fa. Il biglietto per il confine costa 15 euro (senza ricevuta, ovviamente) e permette di partecipare al gioco di ruolo dal vivo «sulla migrazione» ideato per Macao da Pugni, Chaos League e Campo Teatrale La Fabbrica. «In un futuro distopico, un gruppo di profughi sbarca alla frontiera e deve affrontare la spietata selezione per entrare a far parte di un mondo migliore», diceva lo spot promozionale della giornata.

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Radical chic che giocano alla ‘rivoluzione’ e non si rendono conto che il ‘futuro distopico’ è già qui. Anche per colpa loro.

La Finanza, invece dei negozietti, dovrebbe fare un giro in questo centro sociale. Oltre che da cinesi e altri ‘imprenditori’ di importazione.