Ong dissequestrata, Zuccaro non molla: “È associazione a delinquere”

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Open Arms ha trovato un Gip ‘amichevole’ rispetto al tema ‘immigrazione’:

Magistrato rosso che ha dissequestrato nave Ong è quello del rapitore indiano ‘assolto’

e così la nave dei trafficanti umanitari è stata dissequestrata, ma l’inchiesta della procura di Catania sull’Ong spagnola va avanti. Zuccaro non molla.

Lo ammette lo stesso Oscar Camps, famigerato fondatore dell’organizzazione di trafficanti umanitari con un tweet, che si riferisce al dissequestro della loro nave: «È solo un primo passo e una buona notizia. Open Arms è stata rilasciata, ma le indagini a Catania sul reato di associazione a delinquere e quella di Ragusa sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, continuano».

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Zuccaro, procuratore capo di Catania, prima del dissequestro della nave di Open arms, aveva spiegato «la necessità di ulteriori approfondimenti investigativi che questo ufficio sta già effettuando». Il comunicato di tre pagine fornisce un quadro più ampio delle accuse. Gli «ulteriori approfondimenti investigativi» partono dall’estate del 2016 e non riguardano solo l’Ong spagnola. L’inchiesta super blindata della procura sta ricostruendo due anni di operazioni della flotta umanitaria. «A partire da questo periodo, l’attività di soccorso in mare è stata in larga misura svolta dalle navi di Ong straniere – scrive la procura di Catania – (e in alcuni casi anche all’interno delle acque territoriali libiche, come è stato segnalato dagli organi investigativi per precedenti operazioni effettuate da natanti della Ong Proactiva Open Arms, coinvolta nell’inchiesta oggi in esame), che hanno portato in Italia un numero assai elevato di migranti, spesso senza fornire alcuna collaborazione agli organi di investigazione per la raccolta tempestiva di informazioni utili all’individuazione degli autori del traffico». Zuccaro spiega come «l’immane problema umanitario (…) non può certamente essere risolto affidando ai trafficanti la gestione delle partenze dei migranti ed alle Ong la gestione del loro recupero in mare, perché così si arricchiscono solo le organizzazioni criminali dei trafficanti (…) e si fa gravare su di un solo Paese, l’Italia, l’onere insostenibile dell’accoglienza di tutti coloro che vengono recuperati in mare». E sottolinea che «non può non far riflettere il fatto che l’Ong spagnola in questione non si sia occupata del soccorso di migranti sulla rotta Marocco-Spagna, dove pure sussistono analoghe esigenze umanitarie».

Il procuratore capo di Catania punta il dito contro i finti salvataggi in mare quando non sussiste il pericolo di vita, come nel caso della Open arms, che il 15 marzo ha «sottratto i migranti alle attività di soccorso operate legittimamente da quelle unità della guardia costiera libica alle quali il governo italiano ha riconosciuto il diritto di intervenire (…) e ha fornito persino i mezzi e l’addestramento per farlo».

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Il gip di Catania che aveva convalidato il sequestro della nave spagnola concordava con Zuccaro sulla «precisa volontà della Ong di portare i migranti solo nel territorio dello Stato italiano disattendendo volutamente tutte le indicazioni e disposizioni impartite dalle autorità preposte». Il gip di Ragusa, che ieri ha dissequestrato la nave, non ha minimamente calcolato, come scriveva Zuccaro nel suo recente comunicato che «la Ong, contravvenendo a una precisa richiesta della Guardia costiera italiana e, quindi, violando consapevolmente il codice di condotta che pure aveva sottoscritto, si è rifiutata di chiedere alle autorità maltesi di consentire lo sbarco dei migranti». Negli atti dell’inchiesta si legge che il capitano di Open arms, Marc Reig Creus, ancora indagato «a specifica domanda ha riferito di non aver ottemperato alle indicazioni da lui giunte dai diversi Imrcc intervenuti (centri di coordinamento dei soccorsi italiano e spagnolo, nda) in quanto così suggerito dal coordinatore generale». Ovvero Gerad Canals, che guidava le operazioni da Barcellona, uno dei tre indagati per associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La rete di connivenze è ampia e infiltrata nei gangli vitali dello Stato. Se le ong per anni hanno potuto, indisturbate e anzi invitate, trafficare centinaia di migliaia di clandestini africani dalla Libia all’Italia, è perché le complicità sono profonde.

Sono, ovviamente, nel governo abusivo. Ma anche nella magistratura. Con magistrati che partecipano a convegni nei quali parlano di aprire i confini, e poi si trovano a giudicare sul sequestro o meno di una nave ‘umanitaria’.

E non dimentichiamo le connivenze negli organi di disinformazione: giornalisti che da anni definiscono ‘profughi’ i clandestini nigeriani in fuga dalla guerra in Siria e parlano di ‘Canale di Sicilia’ quando vengono prelevati a Tripoli.

Quella dell’accoglienza è una mafia, perché genera business. Si saldano due interessi convergenti: quello economico delle coop-Vaticano-mafie e quello più ‘elevato’ della sostituzione etnica.