Meluzzi: “Assassinio Pamela è un assaggio di futuro”

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Alessandro Meluzzi, che è anche arcivescovo della chiesa ortodossa, ospite di un incontro organizzato dall’associazione “Noi siamo qui” per far luce sulla morte della 18enne romana: «Ormai la mafia nigeriana sta sostituendo quella locale in tutti i grandi business». In collegamento anche lo zio della ragazza: «Non era né una tossicodipendente né una prostituta».

«Perché proprio a Macerata, perché in questo modo e che tipo di verità possiamo esprimere qui per dare una spinta alle indagini?».

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«Un caso che non conosco bene davvero», ammette Meluzzi, che negli scorsi mesi ha dato voce a una delle ipotesi più raccapriccianti sul fatto che al cadavere della 18enne mancasse il cuore. Per Meluzzi un caso del genere «poteva capitare ovunque. Però bisogna capire gli aspetti collaterali: è vero che, come dice lo zio, aveva avuto rapporti con elementi esterni quando già era in comunità? Se fosse così andrebbe percorsa questa linea di indagine. E bisogna anche capire se c’è un regista esterno, come la mafia nigeriana».

Meluzzi critica l’accoglienza. «Se faccio volontariato facendomi pagare – dice lo psichiatra – non è più volontariato. Un mix tra grandi ideali e comodi personali. Non bisogna rinunciare a fare domande. L’Italia è vittima della sindrome della rana bollita a causa dell’assuefazione progressiva a situazioni intollerabili. Dietro c’è il buonismo come assenza di etica della responsabilità. Ormai la mafia nigeriana sta sostituendo quella locale in tutti i grandi business, è mutato il profilo criminologico. Il caso di Pamela è profetico».

A prendere la parola anche Giorgia Isidori, presidente dell’associazione Penelope da anni in prima linea per assistere i familiari delle persone scomparse. Perché anche Pamela, «all’inizio – dice Isidori – era una persona scomparsa». Se da un lato Pantana chiede chiarezza sui numeri dell’accoglienza, dall’altro Isidori chiede la stessa cosa sul numero e sulle vicende delle persone scomparse. Il loro interlocutore resta sempre la Prefettura. «A dicembre 2017 nelle Marche mancano all’appello 714 persone – dice Isidori -. Chiediamo dati che spesso non ci vengono dati. Ma noi insistiamo. Abbiamo diritto di sapere se vicino casa nostra c’è un cimitero a cielo aperto. Prendiamo il caso dell’Hotel house. Un corpo forse, e ripeto forse, è quello di Cameyi. E l’altro? C’è una denuncia di scomparsa? Quanti extracomunitari scomparsi ci sono di cui non sappiamo nulla?». Pantana ribadisce più volte lo scopo dell’incontro. «Stiamo cercando la verità, Macerata non troverà pace se non sappiamo cosa è successo veramente. Abbiamo tantissime domande: pensiamo che dietro ci sia la regia di qualcuno che da tempo aveva adocchiato questa ragazza bella ma anche fragile. Non ci accontenteremo di mezze verità, vogliamo sapere cosa è successo dentro quell’appartamento. E guarda caso ora all’Hotel house, un mostro di inciviltà, viene trovato un ossario».