Lombardia: treni militarizzati dopo aggressioni migranti

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«Sondrio, venti treni scortati ogni settimana», la società multietnica è una società militarizzata.

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Il prefetto si è rivolto alla Questura per aumentare i controlli: in arrivo da Milano altri agenti Polfer. «Inoltre Trenord ha assicurato un analogo piano di intervento su base settimanale impiegando guardie giurate». La speranza è che le guardia Trenord non siano queste:

A spingere verso la militarizzazione dei treni l’aggressione subita giovedì sera da una capotreno della Milano-Tirano all’altezza della stazione di Delebio. Responsabile il solito immigrato.

Il dirigente del compartimento della Polizia ferroviaria di Milano ha predisposto un piano di potenziamento delle scorte ai viaggiatori e al personale viaggiante con gli agenti della Polfer che intensificheranno i controlli nella tratta Lecco-Tirano, in costante contatto con la sala operativa della Questura di Sondrio.

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«Saranno almeno venti i treni scortati su base settimanale – ha sottolineato il prefetto Scalia -. Inoltre la società Trenord ha assicurato un analogo piano di intervento su base settimanale, che proseguirà nei prossimi mesi impiegando sulla medesima tratta delle guardie particolari giurate».

Alla Prefettura, così come alle istituzioni, si erano rivolti i sindacati venerdì mattina dopo la triste vicenda avvenuta alla stazione ferroviaria di Delebio. «Abbiamo scritto al prefetto e ci ha risposto immediatamente: per fortuna c’è lui – sottolinea Giorgio Nana dalla Cgil trasporti -. Ma dobbiamo osservare che anche il neo assessore regionale Massimo Sertori è sensibile a questa tematica e sta operando con continuità per risolvere i problemi».
Segnali incoraggianti per i pendolari, insomma, anche secondo coloro che non hanno mai risparmiato critiche alla politica locale e alla Regione, visto che il Pirellone è uno dei proprietari di Trenord. Da Nana, che non può certo essere accusato di insensibilità nei confronti dei cittadini stranieri visto il suo pluridecennale impegno nel sindacato e nella Caritas, arriva anche una richiesta legata al rapporto fra migranti e rispetto delle regole.

È nota, infatti, la correlazione fra cittadini provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria e mancato possesso dei titoli di viaggio. Non parliamo di bufale odiose, come quella del profugo in prima classe sul Frecciarossa circolata in campagna elettorale, ma di una spinosa realtà quotidiana. E purtroppo anche le statistiche sulle aggressioni danno indicazioni chiare: i casi più gravi della Lecco-Tirano vedono protagonisti africani e sudamericani.

«Serve una riflessione serena e approfondita su questo problema – spiega -. Da un lato è indispensabile l’educazione di tutti i viaggiatori, eventualmente con iniziative di sensibilizzazione rivolte a specifici gruppi sociali come i migranti. Deve essere chiaro che senza biglietto non si viaggia. Dall’altro è necessario affrontare il problema della mobilità per tutti i cittadini, ad esempio per chi non ha un lavoro e ha necessità di spostarsi per cercarlo».