Kenya: muro di confine per respingere clandestini somali

Vox
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Per noi i ponti, per loro i muri. Per proteggersi da altri africani.

Un interminabile fossato in cui è interrata un’alta palizzata dotata di una rete metallica intrecciata a rotoli di filo spinato tra il nordest del Kenya e la Somalia. Per proteggersi dall’immigrazione e dai terroristi islamici.

Kenya erige muro anti-clandestini a confine Somalia

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Nairobi ha detto e ripetuto che il Kenya si è visto costretto a decidere a malincuore di munirsi di un’efficace protezione dai temibili, spietati, “tagliagole” somali di Al Shabaab, che – nel 2013 in un centro commerciale della capitale e due anni dopo nell’università di Garissa, a caccia di cristiani – si erano resi responsabili di sanguinosi attacchi che avevano prostrato il Paese, sterminando decine e decine di innocenti, la maggior parte giovani e famiglie.

Ma l’intento del muro è anche, o soprattutto, quello di ricacciare indietro dalla Somalia la massa di clandestini che fugge dalla guerra e la guerra la porta dove arriva. Molti kamikaze arrivano dai centri profughi al confine.

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Sono stati eretti finora cinque chilometri e mezzo dell’insormontabile barriera, ma la frontiera tra i due Stati si snoda lungo un accidentato tracciato di quasi settecento chilometri: l’imponente lavoro durerà mesi e mesi. Ma ne vale la pena.

Il governo kenyota ha l’intenzione di sgomberare e chiudere l’enorme campo profughi di Nadaab, dove sono ammassati 235mila somali, e da dove arrivano, spesso, i terroristi che colpiscono.

Negli ultimi quattro anni il Kenya ha già rimpatriato quasi 78mila somali, ne restano ancora più di 300mila e il presidente Uhuru Kenyatta vuole espellerli tutti.

Perché importando clandestini importi anche la loro guerra.