Ladro albanese ucciso, magistrati perseguitano intera famiglia

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Persecuzione di Stato.

Sono passati più di quattro anni dalla morte del ladro albanese Eduard Ndoj: la sera del 14 dicembre 2014, sorpreso a rubare in un’abitazione di Serle, Brescia, e venne colpito da colpo di fucile esploso da Mirco Franzoni.

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Ma lo Stato, non si accontenta della vergognosa condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione, per omicidio volontario, del 33enne. No. Ora passa a perseguitare la famiglia. E tutta la comunità.

Altre 4 persone sarebbero infatti state iscritte nel registro degli indagati: per falsa testimonianza Eugenio ed Ezio Franzoni, padre e fratello di Mirco, e due testimoni: Dario Sorsoli e il figlio Marco.

In sostanza: indagati per avere fatto la cosa giusta.

Le ragioni di questa vergognosa persecuzione si leggono nelle motivazioni della sentenza della corte d’assise che ha condannato il 13 dicembre scorso ha condannato il carrozziere bresciano.

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Il presidente della corte, tal Roberto Spanò, sostiene che “i famigliari e i compaesani dell’imputato non si sono limitati ad assumere nei suoi confronti un atteggiamento omertoso, dettato da un sentimento benevolo e solidaristico, ma si sono altresì resi protagonisti di una vera e propria opera di depistaggio che ha avuto pesanti ripercussioni tanto nella fase delle indagini quanto in sede processuale”.

E hanno fatto bene. Uno Stato che non sono non ti protegge dagli immigrati che ha sparpagliato ovunque, ma che ti indaga quando ti proteggi da solo, è uno Stato con il quale non si collabora.

Non solo: secondo il magistrato i 4 indagati avrebbero chiamato i Carabinieri solo dopo ”aver pianificato una strategia difensiva per ridimensionare l’azione del 33enne”.

I quattro hanno fatto un solo errore, e tutti avete capito quale.

Secondo quanto raccontato dallo stesso imputato, Ndoj avrebbe cercato di disarmarlo e solo in quel momento sarebbe accidentalmente partito un colpo. Franzoni ha infatti sempre sostenuto di non voler uccidere il malvivente. “Voleva togliermi dalle mani il fucile ed è partito un colpo”: questa è sempre stata la sua difesa.