Firenze, a scuola si insegna cinese e arabo: per integrarci

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Sono 46 i bambini di due classi delle elementari (una seconda e una quinta) che da un paio di settimane seguono il corso di cinese organizzato dalla scuola Balducci.

Tutto, spiega la dirigente scolastica Rita Carraresi, è nato dalla voglia di sviluppare un rapporto di “amico di penna” con una scuola cinese. “Ma per fare questo – dice la dirigente – era necessario imparare qualche parola di cinese”.

Gli alunni stranieri nell’intero circolo sono 1022, gli stranieri rappresentano circa il 19% del totale, la presenza maggiore è data da albanesi, rumeni, nordafricani e poi c’è una parte consistente di cinesi.

“In futuro speriamo di ampliare il corso – dice Carraresi – e magari di arrivare, un giorno, a fare un vero e proprio scambio culturale con una scuola cinese”.

Ma, ovviamente, oltre alla lingua cinese, alla Balducci il sabato ci sono le lezioni di lingua araba, in questo caso è stata proprio la cosiddetta comunità islamica a chiedere al Comune e alla scuola di svolgere le lezioni.

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“E’ un’esperienza questa – dice l’assessore Silvia Bicchi – che potrebbe esere ripetuta. Per noi è doverso investire sulla multiculturalita: comunita cinese é sempre più numerosa ed giusto rispondere alle necessità del nostro territorio”.

Vedete. Siamo passati dalla propaganda dell’integrazione a quella della multiculturalità. Al prossimo giro saranno i bambini italiani a doversi integrare, perché il senso di queste lezioni è, nel piano del PD, proprio mettere sullo stesso piano la nostra e la loro ‘cultura’.

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E se il cinese potrebbe diventare importante come lingua da imparare – anche se ne dubitiamo per motivi che non è questa la sede di analizzare – per l’arabo non c’è scusa. E comunque non sono le elementari le scuole adatte a farlo, dove si devono dare le basi della nostra cultura.

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