Sarkozy, svelata marchetta: 20 milioni da Gheddafi

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Che Gheddafi abbia finanziato Sarkozy e che sia stato terminato perché non potesse rivelarlo e’ sempre stato il segreto di pulcinella, ora Biloslavo, rivela anche l’entità della marchetta, intervistando l’interprete che assistette all’incontro incriminato.

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«Sono stato ambasciatore e responsabile del desk Francia. Nel 2005 quando Sarkozy era ministro dell’Interno ho tradotto l’incontro con Gheddafi a Tripoli».

Cosa si dissero?

«Fu Sarkozy a introdurre il discorso dicendo che era sua intenzione candidarsi alle presidenziali francesi. Gheddafi rispose che come amico non avrebbe esitato ad aiutarlo. Non parlarono di soldi, ma il concetto era chiaro. Gheddafi disse è un bene avere un amico come presidente francese. E sottolineò: Ti incoraggio e sono pronto ad aiutarti».

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Come si è arrivati ai soldi?

«Dopo qualche tempo ho visto la bozza della lettera d’accordo per finanziare la campagna elettorale di Sarkozy sulla scrivania di Gheddafi. Non ricordo il giorno esatto, ma il mese sì. La data del documento era dicembre 2006. In calce aveva firmato Moussa Kussa (il potente capo dei servizi segreti libici per l’estero riparato in Qatar, nda) e la lettera era indirizzata a Gheddafi».

Cosa c’era scritto?

«Ricordo bene di aver letto che la cifra proposta era di 50 milioni di euro, ma poi Gheddafi decise di versare 20 milioni di dollari. I personaggi indicati da parte francese per la finalizzazione dell’accordo erano Brice Hortefeux (ex ministro, alleato politico e amico personale di Sarkozy anche lui interrogato due giorni fa, nda) e l’intermediario franco-libanese Ziad Takieddine (che ha ammesso di aver portato delle valigette con 5 milioni di euro a Sarkozy ed il suo entourage fra fine 2006 ed il 2007, dopo la lettera di Moussa Kussa, nda). Da parte libica si indicava Bashir Saleh (capo di gabinetto di Gheddafi, nda) e se non sbaglio Abdallah Senoussi (cognato del colonnello e capo dei servizi interni, nda). Non so come i soldi siano stati versati, ma queste persone dovevano occuparsene».