Catastrofe immigrati nelle scuole italiane, metà è insufficiente

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Nei paesi dell’area Ocse, tra il 2003 e il 2015 il numero degli studenti di 15 anni di origine immigrata è cresciuto in media di 6 punti percentuali.

Nel 2015 uno studente su 4 che vive negli stati dell’Ocse risulta essere nato all’estero o ha un genitore o entrambi i genitori nati all’estero.

È quanto sottolinea il Rapporto Ocse-Pisa reso noto lunedì 19 marzo. I flussi migratori stanno cambiando profondamente la composizione delle classi scolastiche: anticipando la sostituzione etnica in corso in tutte le società europee. Una sostituzione alla quale dobbiamo reagire e non subire. Combattere, con ogni mezzo.

Anche perché la diversificazione etnica è male: crescono infatti, dice il rapporto, le differenze culturali, sociali e linguistiche.

Minando così il bene più grande di una società: la coesione.

In Italia “il numero degli studenti non italiani è leggermente inferiore alla media – spiega Francesca Borgonovi, l’analista che ha curato l’indagine – però l’incremento verificatosi tra il 2003 e il 2015 è stato di 10 punti percentuali e non di 6. Questo perché l’Italia è stata interessata da flussi migratori importanti più recentemente rispetto agli altri paesi”. Una devastazione più recente.

OCSE: “Immigrati dannosi in Italia, loro figli incapaci a scuola”

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Gli studenti con un background di immigrazione (in Italia sono il 17%) tendono a essere meno bravi a scuola rispetto ai nativi. Questo è particolarmente vero per gli studenti nati all’estero da genitori stranieri.

“Il 69% degli studenti nativi italiani raggiunge i risultati di base richiesti dall’Ocse nella lettura, nella matematica e nelle scienze, mentre soltanto il 51% degli studenti immigrati di prima generazione li raggiunge”.

“Il gap è ancora più marcato se si fa riferimento agli studenti arrivati nel nostro paese dopo i 12 anni di età, quindi con uno svantaggio linguistico rilevante: tra loro solo il 36% ottiene i risultati”.

Troppi immigrati a scuola, servono più docenti: pagate voi

“Nelle classi multietniche è importante che l’insegnante capisca il background di ogni studente – fa notare Borgonovi-. Bisognerebbe investire nella formazione dei docenti: in molti, infatti, non si sentono pronti, e chiedono di poter seguire training e corsi specifici per imparare sia un approccio pedagogico più personalizzato, sia un metodo per catturare e mantenere l’attenzione dei propri studenti”.

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Quindi dovremmo spendere soldi per i figli degli immigrati. Meglio non farli entrare ed utilizzare questi soldi per i nostri figli. O no?