Prodromi di guerriglia razziale a Firenze. Dopo l’omicidio del venditore ‘ambulante’ Idy Diène e le violenze delle ore successive, con senegalesi impegnati nella devastazione dell’arredo urbano.
Ieri poi, durante un presidio indetto dai soliti aizzamigranti di Anpi, Arci e Camera del Lavoro al ponte Vespucci, affollato da qualche centinaio di senegalesi (soprattutto) e teppisti rossi dei centri sociali, è stato aggredito e preso a sputi il sindaco di Firenze, l’avatar di Renzi Nardella.
«Un giovane dei centri sociali – resocontano le agenzie di stampa – si è avvicinato a Nardella, sputandogli addosso». Il sindaco ha subito fatto sapere: «Mi allontano perché non voglio diventare elemento di provocazioni, non possiamo accettare la violenza e gli insulti, la città ha il dovere di difendere i principi della democrazia e della convivenza».
Nel mentre i senegalesi si facevano sentire con toni pacati: «Gli italiani sono ignoranti e razzisti. Se era stato un nero a sparare a un bianco, chissà cosa succedeva». Beh, probabilmente quello che è accaduto a Macerata dopo che avete fatto a pezzi Pamela. Quindi meglio non sperimentarlo.
Anche i comunisti sparano ai neri: sparatore Firenze simpatizzante sinistra
Il portavoce della comunità, Pap Diaw, ha chiesto scusa al sindaco. Mentre l’imam Izzedin Elzir convinceva i più violenti a calmarsi e poi ha detto ai giornalisti: “Ho ricordato ai miei: rispettate il morto, lacrime sì, ma nessuno alzi la voce”. I suoi. E’ tutto qui il problema: la società italiana si sta frantumando su linee etniche, il che è inevitabile in una società che importa immigrati di razza e cultura diversa dalla propria. Poi arriva la guerra razziale. Che è brutale.
«Ora è successo di nuovo qui a Firenze – ha tirato le somme Mame Diarra Fam, deputata senegalese in presidio, ricordando la strage di Casseri – è davvero un puro caso? Noi diciamo sempre la parola pace, ma vi sembra normale che accada a noi senegalesi? Credo che sia stato un omicidio premeditato».
Dopo l’omicidio, il procuratore Creazzo aveva invece cercato di allontanare il movente à la Traini per lo sparatore comunista: «Roberto Pirrone ha sparato (sette colpi, anche inseguendo l’abusivo, ndr) al primo che capitava, aveva problemi economici e voleva uccidersi». Poi però si è scoperto che Pirrone, simpatizzante comunista, si lamentava degli immigrati che vivono nelle case popolari. E non solo.
Avete creato il caos multietnico. E ora anche i comunisti sparano ai neri. Basta visitare Firenze per comprenderne i motivi. Assediata dal degrado africano. Come Macerata. Come tante, troppe città italiane.
La soluzione? Gli immigrati devono essere pochi. Pochissimi. E selezionati.