Italiano non può frequentare Medicina, posti riservati a Immigrati

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Nuovo caso di incredibile razzismo contro gli italiani. Posti riservati all’università per extracomunitari. Così ragazzi italiani rimangono fuori dal corso di medicina, che è a numero chiuso:

Il suo sogno è quello di diventare un medico, ma si è infranto quando ha visto di non essere riuscita a superare il test d’ingresso. Una delusione che non ha impedito però a una ragazza di Palermo di combattere per il suo futuro. E lì, l’idea: ricorrere al Tar per chiedere che le venga assegnato uno dei posti riservati, per legge, agli studenti extracomunitari. Il principio è questo: se questi posti erano considerati nel bando e se, comunque, non sono stati assegnati, perché lasciarli vuoti e non dare invece a chi ha voglia di studiare Medicina di poter accedere al corso di laurea?

In particolare, la studentessa ha chiesto l’annullamento del bando di concorso dell’Università degli Studi di Palermo per l’ammissione al corso di laurea in Medicina, nella parte in cui (art. 9) prevede che “i posti eventualmente risultati non coperti, nell’ambito della graduatoria riservata ai candidati cittadini extracomunitari residenti all’estero, non potranno essere utilizzati a beneficio dei candidati cittadini comunitari”, e del decreto con il quale il rettore dell’Università di Palermo ha approvato la graduatoria degli studenti extracomunitari, nella parte in cui non prevede l’eventuale riassegnazione dei relativi posti in favore degli studenti comunitari. E, “in subordine”, chiede anche il risarcimento del danno. Il Tar di Palermo non ha rigettato il ricorso ma ha rinviato tutto, per competenza, al Tar del Lazio, sede di Roma, perché “l’art. 9 del bando impugnato appare invero meramente riproduttivo di quanto contenuto nel presupposto ed antecedente decreto ministeriale 477/17”.

Intanto, un recente pronunciamento del Tar del Lazio ha aperto alla possibilità di immatricolarsi in Medicina e Odontoiatria senza aver superato il test d’ingresso, se si proviene da altri corsi di laurea dell’area sanitaria. A fare da apripista una studentessa iscritta al III anno del corso di laurea magistrale in Chimica e Tecnologia farmaceutiche – Facoltà di Farmacia che aveva aderito all’azione legale per richiedere il passaggio a Medicina. Lo studio legale Leone-Fell, lo scorso ottobre, a ridosso delle immatricolazioni, aveva scoperto che in tutte le università italiane erano rimasti vacanti, perché non assegnati, ben settemila posti, che erano dunque disponibili per anni successivi al primo. “Analizzando alcuni documenti ministeriali che avevamo richiesto per altre azioni legali riguardanti il numero chiuso e l’effettiva disponibilità degli atenei – raccontano gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell – abbiamo scoperto che restavano vacanti, perché non assegnati, un numero elevatissimo di posti. Vista la carenza di personale medico e l’allarme lanciato da ordine e sindacato sul numero insufficiente di medici e sulla carenza di posti nelle varie scuole, ci è sembrato davvero assurdo che tutti questi posti andassero perduti”.

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I giudici del Tar hanno dato il loro “nulla osta” per l’immatricolazione a Medicina e Odontoiatria per chi proviene da altri corsi di laurea di area sanitaria, senza però passare dai test d’ingresso. Già in azioni precedenti, il Tar aveva affermato che “non è obbligatorio sostenere la prova di ammissione la quale è, invece, prevista per coloro che intendono immatricolarsi al primo anno, dato che tale prova è necessaria al fine di verificare l’attitudine degli aspiranti al relativo ciclo di studi”. “Tale principio – precisano gli avvocati – non può che essere valido soprattutto per coloro che sono iscritti in facoltà affini e desiderano immatricolarsi ad anni successivi al primo, la cui attitudine è già dimostrabile con il superamento delle materie previste dal piano di studi. Siamo lieti che i giudici amministrativi abbiano sostenuto le nostre tesi e ci abbiano consentito di tutelare quello che per noi è uno dei diritti fondamentali, ovvero il diritto allo studio”.

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“Avevamo segnalato – dichiara – Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari – come ancora una volta i conti non tornano. A nostro avviso esistono 177 posti, inizialmente riservati a studenti extracomunitari, che resteranno non assegnati, a dimostrazione di come il nostro Paese non sia attrattivo per l’estero. A questi si aggiungono 1700 posti di differenza tra la capienza massima degli atenei e il fabbisogno fissato, che rispecchia poi il contingente indicato nei bandi. Su entrambe queste posizioni ad oggi abbiamo ottenuto dei primi importanti pronunciamenti da parte dell’autorità giudiziaria, a conferma delle ragioni nostre e degli studenti interessati. Le prime ammissioni nazionali hanno riguardato le Università di Messina, Catania e Palermo proprio sfruttando tali vacanze. L’iter giudiziario non è ancora concluso, ma se questi pronunciamenti saranno confermati nei prossimi gradi di giudizio, il Miur dovrà immediatamente prenderne atto e procedere con le immatricolazioni. Vigileremo affinché sia rispettato il diritto allo studio degli studenti. Allo stesso modo, però, chiediamo a tutte le parti in causa, compresi altri studi legali di non giocare sulle spalle degli studenti stessi, alimentando speranze che poi potrebbero risultare vane”.

“L’autorità giudiziaria – conclude Marchetti – ci sta dando ragione anche per quanto riguarda il passaggio di corso ad anni successivi al primo, per quanto riguarda alte professionalità o studenti ad anni successivi di facoltà affini: non è necessario sottoporsi nuovamente al test se esistono posti rimasti liberi dopo il primo anno. Una rivendicazione che portiamo avanti da tempo, e che se confermata infliggerebbe un colpo mortale al numero chiuso e all’attuale modello di accesso”.

Perché permettiamo tutto questo? Per quale motivo impediamo a giovani italiani di frequentare un corso perché i posti sono riservati a immigrati?

Poi ci verranno a dire che non ci sono abbastanza dottori e dobbiamo importarli dall’Africa.