Prof antifà difende pestaggio Palermo: “Non mi dissocio, giusta umiliazione pubblica”

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La breve intervista del Primato Nazionale, giornale di CasaPound, alla prof antifà è uno squarcio nel delirio dell’estremismo di sinistra. Non è tanto la violenza che ‘spaventa’, ma la totale mancanza di mezzi intellettivi per comprendere la realtà che li circonda.

Professoressa, lei insegna in una scuola pubblica e in piazza a Torino ha augurato la morte ai poliziotti presenti.

Mi hanno estorto dichiarazioni a caldo. Mi hanno denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale, ma anche io sono un pubblico ufficiale. Non auguro la morte al singolo poliziotto ma a tutto l’apparato statale militare connivente con i fascisti. Auguro la morte al sistema fascista che i poliziotti stanno difendendo. E’ in atto una campagna di criminalizzazione dell’antifascismo da parte dei giornalisti.

Lei da antifascista vuole quindi ricorrere alla violenza?

Guardi, già probabilmente mi licenzieranno. Se volevate ottenere il mio licenziamento state sereni che ci sarà. Il fascismo sta ponendo le basi per prendere potere, grazie al silenzio e alla connivenza di tutti. O lo assecondiamo oppure paghiamo a costo della vita. Se vanno al governo i fascisti si deve ricorrere alla violenza, l’antifascismo non si può fare con i fiori e neppure più con la cultura. Come in Israele e in Turchia che sono regimi fascisti. I politici e i vertici della polizia difendono i fascisti, perché secondo lei non ci hanno lasciato arrivare vicino a Di Stefano di CasaPound?

Perché altrimenti cosa avreste fatto?

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Io avrei spiegato le mie idee. Non posso dire cosa avrebbero fatto gli altri manifestanti, non posso fare ipotesi. La presenza in piazza di Simone Di Stefano è un atto illegale. La presenza alle urne di CasaPound è inaccettabile.

Professoressa, ce lo dica chiaramente, condanna gli atti violenti da parte degli antifascisti? Che ne pensa dell’episodio di Massimo Ursino che è stato legato e malmenato a Palermo?

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Ma quale malmenato, è una montatura. Non mi dissocio, è stata un’umiliazione pubblica, uno spunto di riflessione.

Mentre la prima parte delle risposte è solo il delirio di una persona incapace di capire quello che accade, l’ultima è di una gravità inaudita e richiama le prime azioni delle Brigate Rosse. Che, ricordiamolo, non avevano alte capacità intellettuali ma perseguivano con lucidità la violenza.

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