L’ultima del PD: “Mutilazioni genitali islamiche pagate dai contribuenti”

Vox
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MUTILAZIONI GENITALI RITUALI PAGATE DALL’ASL IL PAI DENUNCIA REGIONE PIEMONTE LA PROCURA DI TORINO HA APERTO UN FASCICOLO

“Sembra incredibile ma Regione Piemonte usa i soldi dei Contribuenti per far effettuare mutilazioni rituali su minori sani violando le leggi dello Stato, la deontologia medica e compiendo discriminazioni religiose contro la Costituzione”.

Questa la denuncia del Partito antiislamizzazione guidato da Stefano Cassinelli di fronte ai
provvedimenti della Giunta regionale piemontese. Giancarlo Matta, ha provveduto a presentare formale e dettagliata denuncia presso la Procura di Torino dove è stato aperto un fascicolo in relazione ai fatti.

La Giunta Regionale del Piemonte ha approvato le modalità per l’effettuazione, a carico del Servizio Sanitario Regionale, degli interventi di “circoncisione rituale”, sia in regime di day-hospital che a carattere degenziale, e dopo il primo provvedimento ha inoltre stabilito di abbassare l’età dei minori da mutilare (da otto anni a sei mesi).

Vox lo aveva anticipato mesi fa:

Circoncisione islamica in ospedali pubblici, l’ultima follia del PD

Dopo la richiesta islamica:

Vox

Musulmani vogliono circoncisione islamica in ospedali pubblici

Il costo complessivo di un intervento di mutilazione rituale maschile, è stato indicato dai medici mediamente in 1.500 euro circa. Risultano intanto essere stati stanziati dalla Regione Piemonte ben 120.000 euro di danaro pubblico per gli “interventi” previsti con un ticket di soli 280 euro.

All’ospedale civile Martini (ASL TO 1) recentemente è già stato mutilato un bambino sano di età circa poco oltre gli otto anni. Nella denuncia si sottolinea la violazione della parità giuridica dei cittadini, attuandosi discriminazione soggettiva tra cittadini (atei, buddhisti, ebrei, di altre religioni). Violazione della Carta dei Diritti dell’Uomo O.N.U. anno 1948 Articolo 3. Violazione della Carta dei Diritti del Cittadino U.E. anno 1950 Articoli 8 e 9. Violazione della Carta dei Diritti Fondamentali della Unione Europea anno 2000 (2012/C 326/02) Articolo 3 comma 1, comma 2.a; Articolo 10, comma 1; Articolo 21 comma 1, Articolo 24 comma 1 e 2. Violazione del diritto alla vita e alla integrità fisica: tutelato in sede penale e civile, oltre ad essere oggetto di previsione costituzionale (Articoli 2 e 32 Costituzione); in materia penale va ricordato l’articolo 590 C.P. (lesioni personali); in sede civile la
generale tutela prevista dall’Articolo 5 e dall’Articolo 2043 C.C..

Contrasto con la Legge istitutiva dell’Ordine Professionale dei Medici D.Lgs.C.P.S. 13.09.1946, n. 233, e con le Norme cogenti del derivante Codice Deontologico (articoli 3, 6 e 16) vigenti, incluso il relativo Giuramento Ippocratico, classico e moderno. Sperpero di risorse
pubbliche, sia economiche sia di tempo, di personale e di mezzi della Pubblica Sanità.

Verificata la violazione di diritti innati, inalienabili ed imprescrittibili, il soggetto minorenne mutilato, raggiunta la personale capacità giuridica di agire, potrà intentare causa di risarcimento verso l’Ente Pubblico che ne ha favorito la mutilazione.

“Vi sono -afferma Giancarlo Matta- abbastanza elementi giuridici contrari, da poter esigere per evidenti ragioni di pubblico interesse, la interdizione del Provvedimento regionale e il perseguimento giudiziario dei responsabili”.

“In Italia -espongono Giancarlo Matta ed i vertici del PAI – i medici curano, operano e – se
assolutamente indispensabile alla loro salute- mutilano le persone minorenni malate, mai le persone minorenni sane. Le “mutilazioni rituali” consistono in asportazione chirurgica di tessuti biologici sani con esito organico di alterazioni e lesioni permanenti, fisiche e
mentali. In Italia, fino a prova contraria, nessuna norma consente o giustifica le “mutilazioni rituali” inflitte a persone minorenni sane. Anche all’interno della famiglia esiste la barriera invalicabile della Legge. E la potestà genitoriale si ferma davanti alla barriera dei diritti inalienabili di ogni persona, figli compresi”.