La ex sinistra vuole la guerra etnica, sfilano gli immigrati rossi

Vox
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Abbas, Rafael, Mohammed. Sono gli immigrati che hanno sfilato sotto le insegne rosse del sindacato “S.I. Cobas” invocando la “libertà” per Moustafa Elshennawi, il sindacalista egiziano protagonista del brutale pestaggio del brigadiere di Piacenza. Al grido “qui siamo tutti immigrati”.

La cronaca fatta da Elena Barlozzari sul Giornale è inquietante, ma non nuova per chi legge Vox:

Le saracinesche si abbassano, una dopo l’altra, al loro passaggio. Le poche che restano aperte sono quelle dei minimarket e dei negozietti turistici gestiti da stranieri che, per un giorno, si sentono a casa. Qualcuno prova comunque a raggranellare una manciata di voti, quelli dei pochi italiani presenti al corteo. Sono i militanti di Potere al Popolo che distribuiscono volantini contro il liberismo e il capitalismo: “Il 4 marzo – si legge – vota”. Vengono subito intercettati e allontanati dagli organizzatori. “Andate via, via”, gli intima un africano. Loro attendono

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Cittadini del Bangladesh, del Maghreb, dell’Africa subsahariana sollevano i pugni al cielo. Sikh avvolti da turbanti e fisionomie camuffate da kefiah e passamontagna. La marcia prosegue, scandita dai decibel di una camionetta e dal rimbombo dei petardi. Alcuni esplodono nell’area archeologica di via dei Fori Imperiali. E ogni passo è un’invettiva.

Sono arrivati in Occidente ma non lo amano. Non né riconoscono i valori e lo stile di vita. No al mercato, no al capitalismo, no alla democrazia e ripudio delle libertà individuali della vecchia borghesia. Sembra di essere tornati agli anni ’70, ma con un elemento nuovo: i centri sociali che arruolano i migranti come nuove masse proletarie. È il sogno di una rivoluzione comunista che arriva dal mare, dai barconi dei trafficanti di uomini. Sui volantini si leggono sigle che evocano fantasmi del passato: partito comunista internazionalista, Quarta Internazionale, sinistra anticapitalista. E riappaiono frasi come questa: “Il fascismo c’è già, si chiama democrazia”. L’astensionismo è il primo comandamento. Lo Stato lo si conosce e riconosce appena. La lingua italiana idem. Ma da questo Stato si pretende casa e lavoro. Il corteo arriva a piazza Madonna di Loreto, a due passi da piazza Venezia, e rumoreggia. Chiama la rivoluzione, con un nuovo protagonista politico: l’immigrato massa.

Si sta preparando una guerra etnica. La ex sinistra, cooptata dai ‘capitalisti’ nelle sale da tè, ha deciso di arruolare la nuova carne da ‘lotta di classe’: che sarà molto più brutale, perché prima, il poliziotto e l’operaio si riconoscevano nei loro volti, erano figli della gente. Una lotta di classe che vede, tra l’altro, come perdente l’ex operaio italiano, abbandonato in favore di Mohamed, perché Mohamed si lascia manipolare, Mario Rossi no.

Stiamo crescendo un tumore. Lo stiamo cibando. Un giorno dovremo asportarlo. Prima lo facciamo, più possibilità abbiamo di sopravvivere. Iniziare il 4 marzo sarebbe l’ideale.