La bella vita di Oseghale in Italia: 896 giorni in hotel, 3 volte potevano fermarlo

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Innocent Oseghale arriva in Italia il 26 agosto 2014. Traghettato in Sicilia da una nave delle Ong.

Viene mandato in Toscana, secondo il progetto di colonizzazione afroislamica: diffusione capillare sul territorio dei migranti.

Poi passa dal progetto di prima accoglienza dell’Arci di Massa-Carrara in qualità di richiedente asilo nello Sprar di MaceratAccoglie su richiesta, il primo aprile 2015, del Servizio centrale.

Nel progetto Sprar, di titolarità del Comune (il sindaco e il PD hanno voluto ospitare i sedicenti profughi aderendo al famigerato Sprar: per questo il sindaco ha le mani sporche di sangue) e gestito dal Gus, onlus sotto inchiesta, dove rimane dal 14 aprile 2015 al 7 febbraio 2017.

Il percorso è terminato «in seguito a una revoca dell’accoglienza della prefettura di Macerata, richiesta dall’ente locale e dall’ente gestore del progetto in seguito a gravi violazioni del contratto e del regolamento di accoglienza, a causa di comportamenti non conformi alla vigente normativa sulle droghe tanto che in data 3 febbraio 2017, lo stesso veniva tratto in arresto».

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Spacciava ed era violento. Ma non l’hanno espulso: perché i richiedenti asilo non possono essere espulsi. Anche se arrivano dalla Nigeria. Anche se spacciano. Così Oseghale ha potuto riprodursi con una malata di mente italiana e fare a pezzi Pamela.

Per questo, non solo il sindaco, ma anche Minniti e Gentiloni hanno le mani sporche di sangue.

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La storia ‘italiana’ di Oseghale emerge dall’interrogazione di Andrea Marchiori di Forza Italia e altri consiglieri di minoranza al Comune. Ieri l’assessore Marika Marcolini ha riassunto la storia di Oseghale, dal suo arrivo in Italia fino all’uscita dal progetto Sprar dopo l’arresto, quando è stato sorpreso a spacciare droga a un minorenne. Messo ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida, era stato poi rimesso in libertà data l’assenza di precedenti. Perché prima non l’avevano beccato.

Insomma: potevamo fermarlo tre volte. La prima, respingendolo alla frontiera. La seconda, tenendolo in galera invece di liberarlo. La terza, espellendolo visto che non poteva stare in carcere.

Un fallimento di tutte le leggi volute dal PD: da quella sull’Asilo a quelle Svuotacarceri.

Oseghale ha anche partecipato a un corso di formazione in pizzeria nel 2015 e uno da saldatore nel 2016, e il 12 maggio 2015 era stato regolarmente iscritto al Centro per l’impiego. Dopo l’uscita dal progetto, non si è più recato agli uffici del Gus, nonostante l’équipe si fosse resa disponibile ad attività relative per esempio all’aggiornamento del curriculum o per il disbrigo delle pratiche per il soggiorno.

«È chiaro – ha ribattuto Marchiori – che ci sia stato un fallimento totale nel progetto di accoglienza di Oseghale. Speravo che fosse rimasto nello Sprar per breve tempo, invece in quasi due anni non è riuscito a integrarsi. Il protocollo d’intesa dà indicazioni stringenti in maniera quasi esasperata sulla condotta che i beneficiari devono condurre. Oseghale era libero di girovagare per la città, di procurarsi le sostanze e di spacciarle a minori, era schivo nelle attività proposte, ma nessuno evidentemente si era mai reso conto di nulla. Mi chiedo se non ci siano troppe persone inserite nell’accoglienza rispetto alla gestione offerta».

Oseghale ha vissuto a spese degli italiani 896 giorni. Mentre spacciava e si sbatteva malate di mente. C’è costato 31.360 euro. E Pamela.