Strage a Venezia: migranti decapitavano mucche per addestrarsi a tagliare teste

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Volevano colpire Venezia durante i festeggiamenti del Carnevale. Era il piano dei quattro immigrati kosovari arrestati a primavera in un blitz.

La cellula di terroristi migranti aveva il suo quartier generale in un appartamento a San Marco. In carcere finirono un ragazzino di 17 anni, Fisnik Bekaj di 24, Dake Haziraj di 25 e Arjan Babaj, il predicatore 27enne.

Dalle intercettazioni spunta una conversazione del 13 marzo sull’acquisto di un coltello con cui, si legge nelle carte, “Fisnik una volta è riuscito a tagliare la testa di una mucca. E dice che basterebbe un colpo deciso, massimo due, e dopo vedi le vene uscire come fili”.

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Il 19 marzo un’altra intercettazione in cui ancora Babaj dice “Carnevale, sì… paf, paf”. E gli altri che intervengono “vestito come questi”, “con una maschera”. Poi, frammenti di frasi agghiaccianti con espressioni come “il sangue caldo”, “per terra… non badare perché il loro sangue è la loro ricchezza. Il loro sangue per noi è halal (cioè lecito)”.

Gli investigatori hanno poi trovato nei telefonini dei jihadisti selfie scattate a Venezia “nei punti chiave del centro storico” che, dicono, servivano “a riprendere gli scenari ipotizzati per le progettualità terroristiche”. I quattro puntavano al Carnevale, a Rialto, a piazza San Marco, al campanile. Secondo gli inquirenti, l’intenzione era di agire con l’esplosivo, con i coltelli e con armi da fuoco. In un’altra intercettazione i quattro parlano di comprare un kalashnikov “per 250 euro” e in un cellulare c’è una foto con Babaj che “imbraccia un fucile mitragliatore ai margini di un bosco”.