ISRAELE, INIZIANO ESPULSIONI DI MASSA: PRIMI ARRESTI DI AFRICANI

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Israele non scherza. Aveva annunciato il pugno di ferro nei confronti dei clandestini, e pugno di ferro è.

Le autorità hanno iniziato a mettere in atto quanto annunciato a gennaio: circa 40.000 eritrei e sudanesi devono lasciare il Paese entro aprile o saranno arrestati. Ieri i primi arresti, tutti eritrei. Sono stati convocati per i colloqui pre-espulsione e poi trasferiti nella prigione di Saharonim.

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In precedenza, erano detenuti ad Holot, una struttura detentiva istituita quattro anni fa nel deserto del Negev per trattenere i richiedenti asilo. Ma il governo in cinque anni ha concesso lo status di rifugiato soltanto a un sudanese e dieci eritrei, meno dell’1% delle richieste. Noi le diamo anche a nigeriani, pakistani e bengalesi: perché altrimenti saremmo ‘nazisti’.

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Usciranno di prigione solo se accetteranno l’espulsione. Per protesta contro gli arresti, i clandestini detenuti nel campo di Holot hanno lanciato uno sciopero della fame: “Nessuno sta mangiando. Ci dicono che è un peccato buttare via il cibo. Noi diciamo che si stanno buttando via anche delle vite”. Dei 900 richiedenti asilo trattenuti ad Holot, 100 hanno già ricevuto la notifica di espulsione.

Il governo afferma di volerne espellere 7.200 all’anno. Da parte sua il servizio detentivo israeliano avvisa che non ha posto per trattenere le migliaia di richiedenti che rifiuteranno l’espulsione, ma di avere spazio al massimo per 1.000 clandestini. Troveranno una soluzione. Si trova sempre una soluzione quando si vuole difendere la propria identità: che è la cosa più preziosa che abbiamo, e che una volta persa nel meticciato, non torna più. Gli Ebrei lo sanno anche troppo bene.

Negli anni scorsi circa 4.000 richiedenti asilo avevano accettato i 3.500 dollari offerti da Israele per lasciare il Paese ed essere accolti in altre nazioni che hanno un accordo segreto con Tel Aviv. Si tratta di Ruanda e Uganda.