Gentiloni finanzia appartamenti per i Rom: consegnate 60 case, e i terremotati aspettano

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Il progetto “New House – New Life” ha aiutato 60 famiglie della comunità rom ad avere una nuova abitazione. Si tratta di un progetto che nasce come collaborazione tra il Comune di Tirana e il Programma di sviluppo italo-albanese.

Presente nella consegna di questi alloggi ai nuovi proprietari, era il sindaco Erion Veliaj, i ministri Ahmetaj e Manastirliu e anche l’Ambasciatore Italiano a Tirana, Alberto Cutillo.

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“Siamo molto contenti di aver realizzato una tale impresa. Oggi abbiamo reso possibile che anche questa comunità disagiata abbia le minime condizioni che servono per fare una vita normale” – ha sottolineato il sindaco Veliaj durante il suo discorso.

Gli appartamenti, tutti da un piano, sono stati consegnati cinque giorni fa. Per ottenere lo stabile le 60 famiglie nomadi (in totale circa 280 persone) hanno dovuto sottoscrivere un impegno a far studiare i figli, ad assicurargli assistenza sanitaria, a registrare i nuovi nati all’anagrafe e a cercare al più presto un posto di lavoro presso gli uffici per l’impiego. Un piano ambizioso. A spese dei contribuenti italiani.

Quasi mezzo milione di euro. È la cifra investita dall’Italia per costruire casette di un piano a 60 famiglie rom in Albania.

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Anche l’Ambasciatore d’Italia in Albania, Alberto Cutillo ha apprezzato il progetto: “È bello vedere questi sorrisi e questi bambini che hanno ormai una bella casa. Adesso possono studiare a scuola e diventare cittadini non solo albanesi, ma anche europei, per realizzare i loro sogni”.

Anche i terremotati vorrebbero avere una bella casa. Invece non siete stati in grado, dopo anni, di dare loro nemmeno una casetta. Questione di priorità.

L’IADSA nasce nel 2011 e inizia ad operare dall’anno successivo. Formato da un’Unità di supporto tecnico e da un Comitato di gestione (composto dal Ministro delle Finanze albanese e dal nostro Ambasciatore), gestisce i 20 milioni di euro (in cinque anni) che il governo Berlusconi destinò al programma (poi rinnovati nel 2016 per altri 20 milioni). Non si tratta di un finanziamento diretto, ma un debito che l’Albania avrebbe dovuto saldare all’Italia e che è stato convertito per favorire l’economia regionale: Tirana insomma non versa i soldi nelle casse del Belpaese, ma indirizza “risorse equivalenti in valuta locale” in un Fondo di Contropartita (Cpf) e con questi – sotto il controllo dell’IADSA – realizza politiche sociali “concordate tra i governi”.

Nella pratica enti o istituzioni pubbliche albanesi pensano un progetto, lo presentano all’IADSA, chiedono un finanziamento e se vincono un apposito bando ottengono il denaro. L’importante è che le proposte riguardino l’istruzione, la sanità pubblica, l’inclusione sociale e via dicendo. Ad oggi sono stati approvati 57 progetti per un totale di 20,4 milioni di euro. Nel 2013, anno di emissione del primo bando, enti locali e associazioni si sono aggiudicati 4,4 milioni di euro. Una cifra pari a quella spesa l’anno successivo per altre 12 proposte. Con il terzo concorso nel 2015, invece, tra servizi di pronto soccorso in cinque ospedali e promozione al turismo se ne sono andati 2,5 milioni di euro, mentre nel 2016 il bando da 3,9 milioni ha dato vita a 11 iniziative avanzate da altrettanti Comuni. Infine, poco meno di un anno fa, il governo di Roma ha benedetto e foraggiato altri 15 progetti da 4,8 milioni.

Secondo una relazione redatta da Pier Carlo Padoan nel 2017, delle 57 proposte approvate ne sono state portate a termine già 20. Tra queste anche quella ideata dal Comune di Tirana, che è riuscita a farsi co-finanziare con 494.209 euro la costruzione di un centro residenziale per garantire l’inserimento nel contesto urbano della comunità rom di Shkozë. Il titolo dell’iniziativa: “New house – new life”. Una nuova casa per la nuova vita dei nomadi.