Confessione choc di una mamma: “Mio figlio ostaggio degli immigrati”

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La Voce del Trentino riporta la testimonianza della mamma di un drogato. Inutile usare termini politicamente corretti. E le sue parole sono la denuncia di quello che tutti ormai hanno capito: l’immigrazione di massa ha reso lo spaccio di droga capillare.

Ormai non devi più cercarla. Te la offrono direttamente sui bus. Se sei in un momento di crisi e debolezza, se il tuo percorso di disintossicazione è a metà strada, non ne esci più: perché è troppo facile trovarla.

[…] Dalla Marijuana dopo qualche mese all’hashish, e dopo qualche mese ancora all’eroina. E dove si possono trovare tutte queste sostanze? Ma naturalmente in Piazza Dante a Trento.

È li che Andrea come un automa si reca nel pomeriggio di tutti i giorni per comprare la droga dagli spacciatori africani, vestiti all’ultima moda con le cuffiette per sentire la musica e i loro costosi cellulari e pronti a distribuire la morte «Non c’è bisogno di cercali – dice alla mamma Andrea – loro ti vedono e ti vengono incontro oppure ti cercano fra le vie del centro storico, sono un incubo non ti lasciano mai in pace».

Loro, gli spacciatori, ti catalogano, sanno quanto arrivi, da dove viene, chi frequenti, il tuo carattere le tue debolezze, sono dei veri avvoltoi pronti a calare sulla preda.

Una dose di fumo costa 5 euro, o anche meno, all’inizio tutti se la possono permettere, poi quando il bisogno aumenta i soldi non bastano mai e i prezzi salgono alle stelle.

Nel frattempo dopo aver lasciato la scuola Andrea non trova lavoro e arrivano anche le prime delusioni in amore e con gli amici.

È l’inizio di un incubo senza fine, ormai è dentro la droga fino al collo. «La vita del tossicodipendente se la vuoi fare non la fai qui in famiglia» – lo affronta così la mamma, pensando anche agli altri due figli, quando la situazione precipita.

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Andrea reagisce, incontra uno psicologo per un paio di volte, ma poi la cosa si ferma li. Per un periodo tenta di uscirne, ma poi ricade. Non vuole andare in comunità. «Lui voleva uscirne, ne parlavamo sempre ogni sera, allora  – ricorda la mamma – l’abbiamo portato al Ser.D dove piano piano è migliorato, ma non è stato facile perché dall’altra parte non c’è nulla di meglio, questi ragazzi devono ricostruirsi una nuova identità, nuovi amici, nuove motivazioni e quell’etichetta di tossicodipendente che anche quando smetti ti perseguita sempre dovunque.»

«Io e mio marito ci siamo sentiti sempre soli e anche il Ser.D secondo noi dovrebbe distinguere i tossicodipendenti «giovani» da quelli che magari si fanno da anni». Una famiglia che solo il grande amore ha tenuto unita nel dolore e nella disperazione di chi si trova improvvisamente solo a sopportare un macigno che rischia di rompere in mille pezzi una famiglia.

Lo sfogo della mamma di Andrea diventa una vera condanna per il mondo dello spaccio, «lo sanno tutti che questa gentaglia si aggira nei soliti posti, quello più a rischio è la stazione delle corriere dove transitano ogni giorno migliaia di adolescenti facilmente influenzabili»

Poi arrivano anche confessioni pesanti, «Devo portare io stessa in macchina mio figlio al Ser.D., perché sull’autobus trova gli spacciatori che cominciano ad insistere perché lui compri la droga, è come essere ostaggio di questi criminali» 

«Ogni tanto Andrea gioca a calcetto, e mi dice che dopo la partita tutti fumano droga a fiumi o sniffano cocaina e si parla anche di persone di

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una certa età» – confessa ancora la mamma di Andrea

Ora Andrea sono 3 mesi che non si droga, la strada è ancora in salita e i genitori lo sanno bene. È normale anche da parte loro avere dei rimorsi e dei rimpianti, «tornassi indietro lo porterei via dalla scuola elementare,  – dice la mamma di Andrea – una maestra infatti lo metteva fuori sul corridoio in castigo per delle stupidaggini, forse è stato in quel momento che sono cominciate le sue fragilità che sono continuate anche alle scuole superiori dove la droga, e lo sanno tutti, gira nei corridoi e te la offrono quando esci, alla fine delle lezioni»

Voi capite che di tutto questo sono responsabili personaggi loschi come Boldrini, Gentiloni e Renzi. Sono loro che hanno sparpagliato spacciatori africani camuffati da profughi in ogni angolo di questo nostro Paese.

E loro spacciano. Quando va bene. Fanno a pezzi, quando seguono la loro natura.