Plato, scoperte imprese cinesi che “non esistono”

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Sono i cosiddetti ‘imprenditori’ migranti che tanto piacciono ai media di distrazione di massa quando citano, con orgasmica soddisfazione, la sostituzione etnica in corso anche nell’imprenditoria.

In questo caso cinesi: aziende sconosciute al fisco, lavoratori in nero ma anche una centrale di commercio online di prodotti contraffatti. C’è questo e altro nell’operazione “Alto Impatto” della Guardia di Finanza. Le Fiamme Gialle, il giorno dopo il maxi spiegamento di forze con 120 uomini e un elicottero, hanno fatto il punto e il bilancio dei controlli, che volevano assestare un colpo contro l’illegalità in cui vivono alcune aziende cinesi.

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Una prima fase si è concentrata prevalentemente nei distretti produttivo del Macrolotto 0 e 1. Qui le fiamme gialle hanno fatto irruzione in una decina di stabili. I simultanei accessi hanno permesso di fermare e identificare più di un centinaio di persone (in prevalenza di nazionalità cinese), evidenziando in diversi casi la presenza di lavoratori non in regola (alcuni senza il permesso di soggiorno).

Tre le società che sono risultate completamente sconosciute al fisco. I finanzieri hanno acquisito tutti i documenti per ricostruire la loro attività. Scoperti prodotti in fase di lavorazione, totalmente sprovvisti delle indicazioni di produzione e composizione, dunque potenzialmente dannosi per la salute.

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La seconda fase dell’operazione si è quindi estesa alla filiera della vendita al dettaglio: oltre 350mila i prodotti rinvenuti e sottoposti a sequestro. Tra questi pure farmaci senza alcuna autorizzazione delle autorità sanitarie.

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È stata inoltre scoperta una centrale di smercio online di prodotti contraffatti, posizionata all’interno di due appartamenti dislocati nella zona della Chinatown pratese, dove erano già pronti per essere consegnati oltre 400 articoli riportanti le effigi famose griffe di alta moda, nonché numerosi apparati informatici necessari per mettere nelle piattaforme di e-commerce i prodotti.

La terza fase ha visto infine impegnati i finanzieri in controlli diretti verso i terminali normalmente usati per il trasferimento di denaro all’estero, i cosiddetti ‘Money Transfer’, che hanno consentito di intercettare alcune rimesse di denaro eseguite contravvenendo alle regole.