Oxfam opera anche in Italia: con soldi pubblici sollazza 1.626 clandestini

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Oxfam, l’ong finita nella bufera per le orge con ragazzini/e neri tra volontari e assistiti, opera anche in Italia. Inevitabile: qui c’è la carne fresca, senza bisogno di andarla a cercare in Africa. Ci sono altre ong a traghettarla qui.

L’organizzazione umanitaria ha sei sedi (Arezzo, Firenze, Milano, Roma, Catania e Milazzo) e oltre a raccogliere i fondi e inviare i suoi operatori in giro per il mondo per le emergenze internazionali, realizza interventi nel nostro Paese: si occupa, soprattutto, dei clandestini.

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Interventi possibili grazie all’aiuto di donazioni di cittadini e aziende ma, soprattutto, con il sostegno di fondi pubblici che rappresentano il 54% dei 18 milioni dichiarati da Oxfam Italia  al 31 marzo 2017.

Dal giugno 2016 Oxfam accoglie e sollazza i clandestini in Sicilia, oltre che nel settore dell’accoglienza, anche in quello di emergenza, «attraverso team mobili composti da consulenti legali, psicologi e mediatori» offrendo il primo aiuto: in particolare verso chi ha ricevuto il foglio di respingimento, o è stato escluso dal sistema di accoglienza e protezione e quindi andrebbe espulso. Con il loro aiuto rimane qui. Il programma è attivo nelle province di Messina, Catania, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta e Agrigento. Nel 2016 ha prestato assistenza , come loro la definiscono, a 1.626 clandestini.

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Nel suo ultimo bilancio di impatto pubblicato nei mesi scorsi Oxfam Italia – nata nel 2010 – racconta alcuni dei principali progetti portati avanti nel mondo e in Italia e ricorda anche il sostegno che riceve da 5mila donatori regolari e da varie aziende. Nel suo report viene ricordato a esempio il nuovo network di imprese «al nostro fianco per rispondere alle principali emergenze umanitarie» (tra queste Aveda, profumerie Douglam, Huawei, Lavazza, Molino Rossetto e Yoga essential).

La provenineza dei fondi è per il 54% pubblica, il 20% arriva dai privati e il resto dalla sede internazionale di Oxfam. In particolare nel suo ultimo bilancio d’esercizio – chiuso con 18 milioni tutti spesi – si ricorda che su ogni euro 79 centesimi vengono spesi in progetti e attività sul campo, 11 centesimi in gestione e 10 centesimi in costi per la raccolta fondi, promozione e comunicazione.