«Posti nelle case popolari occupati dai richiedenti asilo». È l’accusa che Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, lancia in un’interrogazione al sindaco, dopo la notizia di tre arresti di profughi per spaccio avvenuti in città nei giorni scorsi nella zona di via Trieste e via Gulli.
Secondo Ancisi infatti per 84 posti del sistema Sprar, nel circuito dell’accoglienza, «la giunta comunale ha deliberato che gli alloggi fossero messi a disposizione da Acer, l’azienda pubblica che gestisce le case popolari. Ad essa, tramite una convenzione, il Comune paga i relativi canoni d’affitto, nonché le spese di gestione, di condominio e di gas, luce e acqua, trattenendone le somme da quanto gli versa lo Stato. Si tratta di 19 appartamenti, tutti a Ravenna, di cui solo 5 di proprietà privata. Sono di proprietà del Comune gli altri 14, di cui 12 concentrati in via Gulli o in strade adiacenti. Alcuni sono diventati sedi di spaccio di droga».
Una decisione, secondo Ancisi, «fuori legge: sia perché la convenzione con Acer è di competenza del consiglio comunale che non ne sa niente, sia perché gli alloggi del Comune, consegnati ad Acer ad uso di casa popolare (Erp), non hanno niente a che fare con l’assistenza Sprar».
Per Ancisi si tratta – e lo è – di un «furto politico» nei confronti delle famiglie in attesa di un alloggio popolare, ma anche di un problema nella zona di via Gulli, «dove i problemi di degrado sociale, la droga in primis, erano già acuti» e con famiglie dei condomini che subiscono «situazioni di convivenza infernali» e, nel caso in cui abbiano comprato l’appartamento, «una svalutazione» dello stesso.