Da Kabobo a Oseghale, la furia africana travolge l’Italia

Vox
Condividi!

Innocent Oseghale è solo l’ultimo. Ma l’elenco di immigrati criminali è lungo. Drammaticamente lungo.

Dal branco di Rimini che rapinava e stuprava i turisti al ghanese Adam Kabobo che ammazzò a picconate tre passanti nelle vie di Milano.

Il reato preferito dai migranti è però lo stupro. Nel 2006 erano il 5 per cento della popolazione, oggi sono poco più dell’8 per cento e commettono circa il 39 per cento degli stupri. Ovvero circa 5 volte la loro incidenza sulla popolazione generale. In termini brutali, si potrebbe dire che la propensione allo stupro degli immigrati è circa 12 volte superiore a quella degli italiani. Abnorme.

Come dimenticare gli stupri selvaggi del branco di Rimini, guidato dal profugo congolese Guerlin Butugu, già condannato a 16 anni di carcere. Gli altri erano due fratelli marocchini, di 15 e 16 anni, e un nigeriano, di 17, l’unico che ha confessato subito tutto. I suoi verbali e quelli della turista polacca, violentata ripetutamente da tutto il gruppo sulla spiaggia del Bagno 130 a Miramare di Rimini, nella notte tra il 24 e il 25 agosto del 2017, davanti al fidanzato picchiato a sangue e quasi soffocato con la testa schiacciata sulla sabbia, hanno gelato il sangue a tutti quelli che hanno provato a leggerli. Giovedì comincia il processo ai tre minorenni. Oltre alla coppia dei polacchi, quella stessa notte avevano rapinato e stuprato anche un trans peruviana. Prima di ferragosto, invece, avevano aggredito e violentato una turista di Milano. I due fratelli marocchini hanno cercato di negare tutto, ma sono inchiodati dalle vittime e dal loro complice.

Vox

Neanche due mesi dopo i fatti di Rimini, cinque magrebini hanno tentato di violentare una donna nella sua abitazione di Lampedusa.

A Roma, al Gianicolo, dell’integrazione boldriniana ha fatto le spese un giovane italiano massacrato da Joseph White Clifford, 57 anni, di nazionalità indiana, solo perché ascoltava della musica troppo forte. Quando i carabinieri sono andati a prenderlo ha detto che non sapeva di averlo ucciso: “L’ho colpito con il ferro che uso per chiudere la porta, volevo solo stare in pace. Mi aveva svegliato una musica infernale, ero fuori di me”.

A Milano, invece, Adam Kabobo, ghanese, attaccò e uccise italiani a picconate. A Catania, Gora Mbengue, 27 anni, del Senegal, ha massacrato a coltellate la sua ex fidanzata che si rifiutava di tornare con lui. Entrambi, Kabobo e Gora, erano profughi.

Poi ci sono i furti e le rapine negli appartamenti e nelle ville. A Lignano Sabbiadoro, il 19 agosto 2012, i coniugi Paolo e Rosetta Burgato furono picchiati a sangue e sgozzati da due fratelli cubani, Reiver Laborde Rico e sua sorella Lisandra Aguila, commessa in una gelateria, mora e provocante, con un profilo facebook che ammiccava ai suoi followers. Lei rimase tradita dal Dna. La beccarono sotto Napoli, che cercava di scappare. Lui, invece, è riuscito ad andarsene ed è arrivato fino a Cuba, dove è finito in carcere. La rapina non aveva fruttato manco un euro. Ma conoscevano le loro vittime e per questo li avevano uccisi, perché temevano di essere stati scoperti nonostante i cappucci che li mascheravano. Nel gennaio 2017, un medico, Lucio Giacomoni, 71 anni, è stato ucciso a calci e pugni nella sua abitazione di Mentana, in provincia di Roma, da tre rumeni che volevano rapinarlo. Nel capodanno del 2009, il tabaccaio Mario Girati fu assassinato nel bar della figlia da due tunisini, anche questa volta per un colpo andato a male. In mezzo a tutti questi, muore Eduard Ndoj, albanese, fucilato dal padrone di casa a Brescia, e Gjergi Gjoni, anche lui caduto sotto i colpi di pistola sparati da Francesco Sicignano, pensionato di Vaprio d’Adda, assolto per legittima difesa, in un processo che ha fatto molto scalpore, con i giudici che gli alla fine gli hanno anche restituito la pistola: “Non aveva alternative”.

Così si deve essere sentito, Luca Traini, in mezzo a questa ondata di violenza: “Senza alternative”.