Sull’immigrazione la Germania fa un passo indietro. Da Sofia, dove giovedì si è tenuta la riunione dei ministri per gli affari interni e di giustizia, Thomas de Maiziere ha dichiarato che il suo paese non è disposto a imporre a tutti i costi il sistema di quote obbligatorie per il ricollocamento dei cosiddetti profughi negli altri paesi europei.
Tradotto, significa che resteranno tutti in Italia e in Grecia, visto che di espulsioni non se ne parla con il PD al governo.
Finora la Germania è stata la principale sostenitrice del sistema di ricollocazione obbligatoria, mentre Polonia, Repubblica Ceca l’Ungheria hanno rifiutato di applicarlo sin dall’inizio, ossia dal 2015.
Ma dopo il fallimento della politica di accoglienza della cancelliera Merkel e la fragile coalizione del nuovo governo, anche Berlino preferisce mantenersi cauta sulla quesione migranti.
Secondo le regole attuali europee, è il paese di primo ingresso che deve esaminare richieste di asilo dei migranti. Come conseguenza di questo principio, non solo Italia e Grecia hanno dovuto sopportare il peso della gestione della crisi migratoria, ma spesso si sono verificate vere e proprie fughe di migranti che, con ogni mezzo, speravano di oltrepassare la frontiera prima di essere registrati in quei territori.
La soluzione è una espulsione di massa verso i paesi di provenienza. Non il ricollocamento in Europa, che è il piano originale per cui tutto è partito e che è sfuggito di mano perché troppo frenetico: Merkel e soci vogliono una sostituzione etnica ordinata.