Mafia cinese, Vivevano nel lusso con Zero euro di reddito

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Il boss e i suoi «fratelli» disponevano di ingenti quantità di denaro e movimentavano affari per milioni di euro, come hanno ricostruito gli investigatori. Soldi impiegati anche per affermare e mostrare il proprio potere alla comunità. Eppure dichiaravano redditi assolutamente normali per non dare nell’occhio. Oppure addirittura da miseria, come nel caso del numero due dell’organizzazione. E’ uno dei risvolti che emerge dall’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, con la quale è stato colpito il vertice della mafia cinese con base a Prato e tentacoli in tutta Europa attraverso il settore degli autotrasporti. Il capo dei capi Zhang Naizhong, 57 anni, non faceva mistero della sua ricchezza e quindi del suo potere economico. Un esempio, il matrimonio da favola allestito per il figlio all’hotel Hilton di Roma il 6 febbraio del 2013.

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In quell’occasione gli invitati furono fatti arrivare a bordo di Ferrari e Lamborghini; il conto da 80mila euro fu saldato in contanti. Eppure il reddito dichiarato dall’«uomo nero», come emerge dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Firenze Alessandro Moneti, non giustificava affatto un tenore di vita così elevato. Il capo dei capi Zhang Naizhong dichiarava redditi provenienti da diverse attività: per il 2013 per l’Anda srl 43.354 euro; nel 2014 per l’Interlogistica il reddito era di 31.975 euro e nel 2015 sempre per la medesima ditta aveva dichiarato al fisco quattromila euro in più per un totale di 35.647 euro. A far emergere la disponibilità di ingenti somme di denaro sono state anche le intercettazioni telefoniche effettuate durante l’inchiesta, che hanno portato gli investigatori a ritenere che tutti quei soldi fossero «provente delle attività illecite poste in essere dal gruppo criminale, quali per esempio la contraffazione, il gioco d’azzardo, l’usura, le estorsioni, lo spccio di sostanze stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione». Capitali che venivano gestiti dalla segretaria di fiducia di Zhang Naizhong per essere investiti in altre attività redditizie come «l’acquisto di oggetti costosi particolarmente richiesti in Cina come le corna di rinoceronte; l’acquisto di miniere di carbone nel Paese». Scorrendo la lista dei membri dell’organizzazione, balza agli occhi la nullatenenza del braccio destro del capo, Lin Guochun. Per lui non risultano dichiarazioni fiscali telematiche che attestino redditi percepiti nel corso degli anni. Mentre la maggior parte degli altri arrestati doveva accontantarsi di redditi da poche migliaia di euro all’anno.