Cristiana chiede asilo, la Svezia la rimpatria: “È un problema tuo”

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Tempo avevamo scritto che gli unici veri profughi il governo italiano li stava espellendo. Parlavamo dei tibetani che avevano chiesto asilo in fuga dalla reale persecuzione cinese. Il motivo: non turbare le multinazionali.

Ma c’è un governo che forse fa peggio del nostro, sia in entrata che in uscita: quello svedese.

Aideen Strandsson, attrice iraniana fuggita dal suo Paese dopo essersi convertita dall’Islam al Cristianesimo. E quindi tornata alla religione originaria dei suoi padri prima dell’invasione araba, sta per essere espulsa dalla Svezia. Da agosto è sotto la minaccia di espulsione, e quindi di morte quasi certa.

In Iran, come nella quasi totalità – praticamente tutti – i Paesi islamici, la conversione è punibile con la morte per gli uomini e con l’ergastolo per le donne. E’ il reato di ‘apostasia’. Soltanto nel 2015 oltre cento cristiani sono stati arrestati, imprigionati o vittime di torture nel solo Iran. Che pure è uno dei Paesi islamici più ‘moderati’ sotto questo punto di vista e anche altri.

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Vista la situazione, l’attrice – che in Iran ha interpretato diversi ruoli in film e sceneggiate televisive – nel 2014 è fuggita in Svezia, convinta di trovare riparo in un Paese notoriamente generoso nei confronti di chi fugge da persecuzioni. Qui è riuscita ad ottenere un visto di lavoro provvisorio ed è stata battezzata. Ne sono scaturite minacce da parte di musulmani.

La Strandsson tuttavia, nonostante il suo cognome e il suo fenotipo indichino addirittura un’origine scandinava, si è vista voltare le spalle dalla Svezia. L’Agenzia Migratoria ha infatti respinto la sua richiesta di asilo. “Mi hanno detto che sono scelte personali, che essere diventata cristiana è un mio problema“, ha raccontato l’attrice ai microfoni di Christian Broadcasting Network.

“Tornare in Iran è davvero pericoloso per me, non so perché nessuno mi creda”, ha aggiunto. Alla decisione dell’Agenzia Migratoria di non accogliere la richiesta si sono allineati i giudizi svedesi.

La polemica in Svezia è divampata. Gabriel Donner, legale della ragazza, ha spiegato: “Nelle prigioni iraniane la tortura e lo stupro sono comuni. Sottoporre qualsiasi persona a questo trattamento è una violazione del diritto internazionale”, ad esempio al Convenzione di Ginevra sui rifugiati.

Un lume di speranza per la Strandsson dall’Ungheria. Il governo magiaro si è infatti dichiarato “pronto a riconoscere lo status di rifugiato” alla ragazza, se lei chiederà aiuto a Budapest.

Il vice primo ministro ungherese Zsolt Semjén ha commentato: “Noi proteggiamo l’Ungheria dall’invasione dei migranti, ma forniamo aiuto ai veri rifugiati, quelli la cui vita è in pericolo diretto per la loro religione, nazionalità o affiliazione politica”.

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Il vero problema di questa attrice è avere sangue svedese. Fosse stata abbronzata e si fosse convertita dal buddismo all’islam, l’avrebbero accolta in hotel a cinque stelle.