Calci e pugni al poliziotto, giudice assolve migrante: “Ha reagito a provocazioni”

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Calci, pugni e spinte al poliziotto non sono reato. Nemmeno se questo, come accaduto, finisce al pronto soccorso con ferite al naso e ad un occhio. Perché – secondo il solito magistrato sinistrato – “si trattò di una risposta difensiva a ripetute provocazioni“. Povero senegalese, lo hanno ‘provocato’.

Lo ha stabilito il tribunale di Prato che ha assolto un senegalese di 43 anni accusato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale dopo aver visionato le immagini riprese dalla telecamera di sorveglianza installata sul treno sul quale si è consumata l’aggressione. I fatti risalgono a luglio 2015. Un controllo della polizia sfociò in un attacco a uno dei poliziotti.

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Il senegalese colpì l’assistente di polizia in servizio alla questura di Prato “con calci alle gambe, spingendolo e poi colpendolo con un pugno all’occhio sinistro, e tentando successivamente di colpirlo nuovamente con calci e pugni per opporsi al medesimo mentre procedeva ad un controllo nei suoi confronti”. Il poliziotto riportò “un trauma della piramide nasale e un trauma contusivo all’orbita sinistra” con una prognosi di otto giorni.

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L’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Lorenzetti: “L’esame di tali registrazioni – si legge nella sentenza – ha consentito di confermare, senza dubbio, che l’imputato è stato ripetutamente provocato con parole (anche se non si sentono, si vedono i movimenti labiali e le espressioni) e con gesti, cosicché i suoi comportamenti, seppure a loro volta aggressivi, devono essere letti come una sorta di risposta difensiva ad una ripetuta provocazione”. Il giudice ha spiegato che “è innegabile che un appartenente alle forze dell’ordine, anche se in una situazione di tensione, non dovrebbe mai per primo aggredire o denigrare una persona”. Da qui l’assoluzione: perché il fatto non sussiste quanto al reato di resistenza e perché il fatto non costituisce reato quanto a quello di lesioni a pubblico ufficiale.

Pestare un agente di Polizia non è reato. Perché il migrante è ‘stato provocato’. Nemmeno sui campi di calcio l’eventuale – se c’è stata – provocazione è usata come scusa in caso di aggressione. Domanda: se ci sentissimo provocati dal magistrato e decidessimo di prenderlo a calci nel culo, il fatto sussisterebbe?

Voi capite che tutte queste deliranti sentenze di giudici sinistrati mettono a rischio la sicurezza di tutti: perché disarmano le forze dell’ordine davanti all’arroganza dei delinquenti di importazione.