Profugo beccato con 1/2 chilo di droga, giudice lo libera: “Non lo fare più”

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Siamo al delirio, un profugo è stato beccato come oltre mezzo chilo di droga, ma è stato liberato dal magistrato di turno

«Vogliamo darle un’occasione ma cerchi di non farlo più: se reitererà il reato non troverà un giudice così clemente»: è il delirante discorsetto che il giudice per le direttissime di Milano ha rivolto in aula a un richiedente asilo di 22 anni che, sorpreso con mezzo chilo di hascisc al parco Sempione, non andrà in cella. Il magistrato lo ha “graziato”, disponendo l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria invece della custodia cautelare in carcere. Osceno. Vergognoso.

Sabato il delinquente è incappato in un controllo antispaccio in una zona del parco vicino al campo da basket, che da tempo si è trasformata in un supermercato della droga, e che come in altre città è ormai controllato dai profughi.

Il 22enne, originario della Guinea Bissau era in possesso di mezzo chilo di droga. Le forze dell’ordine lo hanno quindi arrestato in flagranza e portato in camera di sicurezza, in attesa della direttissima che è stata celebrata ieri.

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Un’udienza che per il giovane si è conclusa nel migliore dei modi. Il magistrato, infatti, pur convalidando l’arresto ha disposto la misura dell’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria. Dovrà presentarsi, ogni settimana, al commissariato di polizia Sempione.

Insomma, continueremo a mantenerlo in hotel. Nemmeno l’espulsione. Sbarcato nei mesi scorsi a Lampedusa, il fancazzista ha vissuto per un periodo in un centro di accoglienza per migranti a Roma. La sua richiesta di asilo è stata respinta dalla commissione competente. Come usa ha presentato ricorso a spese nostre. E ora integra la paghetta da profugo con lo spaccio.

«Dovevo solo consegnare il “pacchetto” a un’altra persona», ha sostenuto. Il vice procuratore onorario che rappresentava la pubblica accusa ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura della custodia cautelare in carcere, in attesa del processo. Mentre il difensore a spese dei contribuenti del richiedente asilo, l’avvocato Antonio Nebuloni, ha proposto una misura «meno afflittiva», appellandosi anche alla vicenda personale del ragazzo, proveniente da un Paese che «è stato sconvolto dalla guerra civile».

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Guerra civile che conosce solo questo Nebuloni che ha poi chiesto di dare fiducia al giovane perché «sicuramente non uscirà dal carcere una persona migliore rispetto a quella che è entrata».

Ma l’avvocato ha trovato un magistrato sinistrato. E ora il profugo è tornato al parco. A spacciare. Ma avrà imparato a fare attenzione.