E’ nostro dovere difendere la ‘razza bianca’ dal genocidio chiamato immigrazione

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Ebbene si, la nostra razza è a rischio. Potete chiamarla Federica, se vi turba il termine. Non cambia la sostanza: quella che potete definire come volete ma che secoli di storia, scienza e letteratura hanno definito ‘razza bianca’ è in via di estinzione.

All’inizio del secolo scorso, la percentuale di ‘bianchi’ rispetto alla popolazione mondiale era superiore al 35 per cento: oggi sta crollando al 9 per cento. Se la passano meglio i panda.

Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi è una sostituzione razziale a livello globale. L’obiettivo delle élite, propagandato attraverso film e prodotti della tv spazzatura, è ‘meticciare’. Un approccio nuovo rispetto al più brutale genocidio, ma che ha come effetto lo stesso risultato: scompaiono tutti i popoli, e resta solo un tipo umano. Si parla tanto di ‘biodiversità’, ma non la si vuole applicare all’Homo Sapiens, che pure è la specie più diversa a livello animale. Perché siamo animali, con tutto quello che ne consegue: siamo carne e sangue. E dalla carne e dal sangue derivano le civiltà. Che non sono prodotti ex nihilo, ma espressioni di un sostrato biologico.

Perché una cosa devono comprendere quelli che parlano di ‘tradizioni e civiltà’: le tradizioni e le civiltà vivono sulle spalle dei popoli. Se elimini un popolo, attraverso un genocidio o, come i nazistoidi odierni preferiscono attraverso il meticciamento, con lui muoiono tradizioni e civiltà. La Divina Commedia non sopravvive alla scomparsa degli italiani.

Abbiamo tutto il diritto, come italiani e come parte della civiltà espressa dalla razza bianca, di difendere chi siamo. Anzi: abbiamo il dovere di difenderlo. Per chi ci ha preceduto. E perché chi verrà dopo sia come noi e non il frutto di un bizzarro esperimento progressista.

Il termine razza ha assunto una connotazione negativa dopo la seconda guerra mondiale, per i noti motivi. Ma è meramente una parola per descrivere una realtà oggettiva. E se parlare di ‘razza ebraica’ è un non senso scientifico (semmai si dovrebbe parlare di etnia), parlare di razza bianca è un mero dato di fatto che non dovrebbe scioccare nessuno. Ma è in atto una censura a livello globale che riguarda solo ‘noi’: le altre razze hanno diritto all’esistenza sia oggettiva che mediatica. Noi no: dobbiamo sentirci in colpa per quello che ha fatto un caporale austriaco settanta anni fa. Dobbiamo autoimmolarci e perire. Questo vogliono le élite.

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Per questo ci è stata imposta la femminilizzazione della società occidentale. Viviamo un’epoca stupida in cui tutto ciò che evoca virtù virili (forza, coraggio, senso dell’onore e del dovere, disciplina, autorità, ordine, limite, sobrietà, severità) è associato dai media al razzismo, all’ignoranza, alla violenza, alla prevaricazione e viene censurato meccanicamente nel dibattito pubblico.

Quando Fontana parla di difendere la ‘razza bianca’, interpreta il sentimento profondo di una popolazione che sta scomparendo a livello globale e in Italia in particolare. Un sentimento di reazione virile che, appunto, viene censurato dal tribunale mediatico perché rappresenta quella virilità che il Potere non tollera: dobbiamo scomparire in silenzio. Per farlo devono sabotare ogni reazione, linciare mediaticamente chi interpreta la reazione: sia questo Trump o, come oggi, Fontana.

Fontana ha già sbagliato facendo un piccolo ma non sostanziale passo indietro. Trump lo ha dimostrato: dì sempre quello che pensi, sfida il linciaggio mediatico e il popolo ti seguirà.

Ci stanno sostituendo. Il minimo che possiamo fare è reagire. Con ogni mezzo. Siamo italiani e vogliamo restare tali. Come è nell’ordine naturale delle cose. Perché non c’è nulla di peggio, di più esiziale, distruttivo e definitivo del meticciamento. Come ebbe a dire Golda Meir, grande premier israeliano:

Ed è vero. Da uno sterminio, se non è totale, puoi ricostruire una nazione. Dal meticciamento no, è perduta per sempre.