Gori vuole abrogare legge anti-moschee: «E’ sbagliata», il ruolo del Qatar

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Cosa succederà alla legge lombarda anti-moschee in caso di vittoria di Giorgio Gori e del Pd? Nel programma che Gori aveva messo appunto per le Comunali del 2014 a Bergamo, nel capitolo «Città e nuovi cittadini» si cita «l’impegno a favorire la piena espressione della libertà di culto, sancita dalla Costituzione». E ancora: «La localizzazione di nuovi servizi dedicati dovrà essere determinata, in sede di revisione del Pgt, con la finalità di consentirne la migliore accessibilità, evitando situazioni e aree che possano determinare disagi».

Appena eletto, Gori ha iniziato a cercare lo spazio o gli spazi (visto che sono diversi i clan islamici in città in lotta tra loro) per la costruzione di una o più moschee. Con l’approvazione della legge regionale, Gori dovette arrendersi: «Oggi, da sindaco, non ho cambiato idea – diceva nel resoconto dell’Eco di Bergamo su un incontro organizzato dall’Arci nel marzo 2015 – Ma abbiamo un ostacolo in più, ora, che è questa legge sgangherata e pretestuosa sui luoghi di culto varata dalla Regione. Ma nonostante la legge, la giunta andrà avanti nell’iter per la realizzazione di una moschea a Bergamo». Due le opzioni indicate: «Avviare un percorso che segua passo-passo l’attuale normativa, e questo ci rallenterà molto, o contare che l’impugnativa davanti alla Corte costituzionale vada a buon fine». L’impugnazione non andò a buon fine e Gori dovette cedere.

Ora, però, lui e i suoi compagni di partito puntano ad abrogare la legge anti-moschee dando il via libera alla costruzione di centinaia di moschee in tutta la Lombardia.

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Non è un caso che Bergamo sia stata individuata da quando è governata da Gori come il fulcro della propria politica di islamizzazione della regione. La Qatar Charity Foundation ufficialmente raccoglie soldi per progetti benefici di vario genere: costruzione di scuole, progetti per la salute, lotta alla fame, orfanotrofi e costruzione di moschee. In realtà si occupa solo di moschee, il resto è copertura.

E’ stata inserita da Israele nella black list delle associazioni che sostengono integralismo e terroristi dal 2011, e più volte è stata associata al finanziamento di gruppi islamici operanti in diverse parti del mondo. Ad esempio, Foreign Policy, testata sempre attenta alle vicende internazionali, nel 2013 portava alcune prove per sostenere i legami tra la Qatar Charity e il terrorismo islamico.

Il Qatar usa le sue fondazioni ‘umanitarie’ per penetrare in Italia. Fare proselitismo e islamizzare la società. Quello che fanno gli americani con USAID ad esempio in Ucraina, infettare la società e americanizzarla; lo fa la Qatar Charity Foundation per il governo qatariota.

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Dietro assistenza sociale, attività religiosa, istruzione si nasconde un tentativo di egemonizzare gli immigrati e poi scagliarli contro gli autoctoni.

Non parliamo del 49% di Alitalia, già grave, ma della nascita di ‘centri culturali’ islamici, moschee e scuole coraniche finanziate dal Qatar. La Qatar Charity Foundation, istituzione tra le più ricche del mondo islamico, ha finanziato con 5 milioni di euro la nascita di un centro di preghiera a Bergamo, non è strano che il signor Parodi, sindaco locale, sia uno strenuo difensore della moschea.

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La Qatar Charity Foundation è attiva ovunque governi il PD. Ha, ad esempio, pagato i lavori per la moschea di Colle val d’Elsa, in Toscana e per quella di Ravenna.

Il Qatar ha rilevato anche l’ex clinica del San Raffaele a Olbia, annunciando un investimento di 1,2 miliardi di euro. Bastone e carota. Così si comprano i corrotti e i deboli.

E Bergamo resta una delle priorità. Lo ha detto Saleh, imam estremista in un’intervista al Corriere, nella quale ha comunicato che grazie ai fondi messi nuovamente a disposizione dalla Qatar Charity Foundation, il Centro culturale si sta muovendo per realizzare una nuova moschea in città: «Il sogno di realizzare un nuovo centro islamico c’è ancora, non molliamo, anche perché abbiamo la promessa della Qatar Charity che vuole realizzare il progetto a Bergamo. Siamo in stretto contatto con loro, ci chiedono spesso novità sul nuovo progetto. Stiamo già lavorando, anche se il percorso non sarà facile. Ora sistemiamo le vecchie questioni nelle sedi giudiziarie, poi penseremo al futuro. Però vogliamo farci trovare pronti quando ci saranno le condizioni per fare la moschea».

«Lo spazio l’abbiamo già individuato, è in città – spiega Saleh -. Quando sarà il momento diremo dove si trova, ora è presto. Si tratta di uno spazio privato, che dovremo acquistare».

Per dirlo, aspettano che Gori diventi governatore. Poi sarà festa. Per loro.