Se intercettazione vera, Renzi e De Benedetti hanno truffato i risparmiatori

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L’intercettazione tra De Benedetti e il suo intermediario finanziario è una vergogna.

Il 15 gennaio 2015 si svolgeva l’incontro Renzi-De Benedetti. Mentre decine di migliaia di piccoli azionisti perdevano i risparmi di una vita nel crollo delle 4 banche popolari, De Benedetti investiva 5 milioni nelle loro azioni, convinto, a ragione, che di lì a pochi giorni ci sarebbe stato il decreto di salvataggio.

Lui ha guadagnato grazie ad informazioni privilegiate (e illegali). Gli italiani hanno pagato.

Ora, invece di mettere sotto chiave l’intero governo, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per la fuga di notizie della registrazione della telefonata tra De Benedetti e il broker. L’intercettazione era depositata con altri documenti alla Commissione Banche del Parlamento. Ergo, qualche ottimo parlamentare ha deciso di rendere consapevoli i cittadini degli intrallazzi del PD.

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Nell’intercettazione il finanziare e tessera numero 1 del PD afferma di aver appreso da Renzi dell’imminente decreto sulle Popolari.

Intanto, il presidente della Commissione Casini, che si candiderà con il PD dopo la mano morbida sulla Boschi, avrebbe già fornito al pm Pignatone i nomi delle persone che hanno visionato gli atti, coperti da segreto.

In democrazia non esistono segreti.

Delle due l’una: o De Benedetti millantava informazioni che non aveva – ma è ridicolo, visto che stava per investire 5 milioni – oppure le aveva e gliele aveva date Renzi. Cioè: il capo del partito di Governo dà informazioni riservate ad un finanziere.

Ma con che muso si candida alle elezioni?