Magistrato infettato da Immigrati in centro accoglienza

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A dare la notizia è un comunicato stampa dell’Unione nazionale giudici di pace. I magistrati onorari, che ogni giorno discutono buona parte delle cause relative ai problemi di tutti i giorni (dai ricorsi contro le contravvenzioni a, appunto, temi relativi ai permessi di soggiorno) hanno deciso di protestare contro la decisione della Cassazione di negare il risarcimento ad un magistrato onorario che aveva discusso una causa all’interno di un centro di accoglienza migranti ed ha così contratto la tubercolosi.

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«L’intera categoria manifesta la sua amarezza ed indignazione nei confronti della recente sentenza della Cassazione che ha negato il diritto al risarcimento del danno ad un giudice di pace che aveva contratto una gravissima malattia (la tubercolosi) a causa dell’insalubrità del luogo di lavoro ove espletava i suoi doverti di magistrato», si legge nel comunicato dell’Unione nazionale dei giudici di pace che chiede l’intervento del Csm a «tutela della dignità della nostra funzione» e fa sapere che denuncerà l’accaduto alla Commissione Europea ed alla Corte di Giustizia Europea.

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Intanto, la medesima associazione annuncia l’istituzione di un fondo di garanzia «a favore dei colleghi abbandonati dallo Stato e privati dei più elementari diritti riconosciuti dalla Costituzione e dall’ordinamento giuridico a tutti gli esseri umani». «Un cittadino extracomunitario che contrae una grave malattia nei centri di accoglienza dove è trattenuto in attesa di rimpatrio (CIE) ha diritto al risarcimento del danno, come è giusto e dovuto in un Paese civile, ma il giudice di pace che si reca in quei luoghi, spesso privi di adeguate misure di sicurezza sanitaria (che devono essere garantite dai Ministeri della Giustizia e dell’Interno), per decidere sulla convalida dei provvedimenti di espulsione nell’adempimento dei suoi doveri, laddove contragga una grave malattia non ha nessun diritto: ciò – afferma l’Unagipa – è un’aberrazione giuridica che ci pone al di fuori dell’Europa e del Mondo civile». «I colleghi che hanno sempre garantito l’espletamento del servizio, persino nei giorni di Natale e Capodanno, stanno seriamente valutando di astenersi per il futuro dal recarsi nei CIE, a tutela della loro integrità fisica», fa sapere ancora il sindacato, evidenziando che «anche per queste ragioni» da domani l’intera categoria sciopererà per 4 settimane consecutive.