I bonghi dei profughi sostituiscono le canzoni di Natale

Vox
Condividi!

Rappresentazione fedele della Natività su sfondo verde con frase che spiega: «Per chi ancora crede nella nostra cultura». La Lega ha difeso così il Natale. Con una serie di manifesti sui muri della città a cura della sezione gallaratese del partito.

Una mossa mirata, dopo le polemiche nate in seguito alla festa di Natale nella scuola materna di Cajello con i finti profughi a suonare i bonghi, invece delle canzoni natalizie: «Abbiamo voluto sottolineare l’importanza del nostro passato, della nostra cultura millenaria». A parlare è il segretario cittadino Silvio Faresin. Che articola la sua spiegazione in modo dettagliato.

VERIFICA LA NOTIZIA

«Non riesco a capire i buonisti, quelli che ancora credono nell’integrazione con l’islam. Non è possibile. Non avverrà mai. Possibile che non vedono quello che sta succedendo in tutto il mondo?».

Faresin non vuole però avventurarsi in un discorso astratto, preferisce riferirsi a quanto vede con i suoi occhi e sente con le sue orecchie. Ricorda quanto avvenuto qualche anno fa, quando andò – in veste di osservatore – ad assistere all’incontro interculturale sotto il tendone del Ramadan che allora (c’era sindaco Edoardo Guenzani) veniva collocato in via Pacinotti. «L’ambasciatore del Marocco disse che nel suo Paese c’erano delle chiese cristiane perché erano state costruite prima dell’avvento dell’islamismo. La frase mi colpì molto perché dimostra come questa religione non conceda nulla alle altre». Il perché, secondo il segretario leghista, è presto spiegato: «Sono arrivati seicento anni dopo il cristianesimo e dimostrano di essere seicento anni indietro dal punto di vista delle regole di civiltà e convivenza».

Vox

«Ho paura per i miei nipotini», ammette. «Credo nelle nostre tradizioni. Non mi sento un cattolico molto praticante ma, come tanti altri, sono cresciuto all’oratorio e tanti insegnamenti mi sono rimasti dentro». Guerra santa contro i bonghi, dunque? No, meglio non esagerare. Quello che Faresin rivendica è la salvaguardia delle radici, anche perché la presenza di stranieri (e di conseguenza pure di musulmani) sta crescendo a vista d’occhio. Gallarate, sotto questo punto di vista. è leader in provincia di Varese, con la più alta percentuale di immigrati rispetto alla popolazione totale. «Un’invasione».

Di fronte alla sostituzione etnica, la Lega invoca la resistenza, anche attraverso i simboli, e rilancia il messaggio di tutela della tradizione. Non è un caso, allora, che il sindaco Andrea Cassani (leghista pure lui) abbia voluto sottolineare di recente che «Gallarate è la città più natalizia della provincia».

Si è emozionato nel giorno dell’accensione del albero di Natale davanti alla basilica, cantando insieme al coro Divertimento Vocale e non ha mancato di postare su Facebook proprio ieri la giunta al completo sul trenino di Natale che augura buone feste a tutta la città. Chissà se avrà avuto lo stesso stato d’animo gioioso quando Matteo Salvini ha voluto togliere Nord dal tradizionale nome della Lega.